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SOTTOMARINO NUCLEARE K-141 KURSK
Il K-141 Kursk, era un sottomarino a propulsione nucleare della Flotta del Nord appartenente alla classe Oscar I/II. Il sottomarino entrato in servizio nel 1995 presso la base di Severomorsk, era in grado di trasportare e lanciare missili a testata nucleare. Il suo dislocamento era di 10 700 tonnellate in superficie e 13 500 tonnellate in immersione, l'equipaggio tipico era composto da 52 ufficiali e 55 marinai, per un totale di 107 persone. Prima del suo affondamento era uno dei più moderni sottomarini in dotazione alla Voenno-Morskoj flot.
Il 12 agosto 2000 il sottomarino nucleare era impegnato nel mare di Barents in un'esercitazione militare navale nella quale avrebbe dovuto lanciare dei siluri a salve contro l'incrociatore nucleare, classe Kirov, Pjotr Velikij, Pietro il Grande). Alle 11:28 locali (07:28 UTC) furono lanciati dei siluri di prova, ma subito vi fu un'esplosione, presumibilmente di uno dei siluri del Kursk. L'esplosione chimica aveva una potenza compresa tra i 100 e i 250 kg di TNT e produsse un'onda sismica di intensità di 2,2 secondo la scala Richter, in conseguenza alla quale il sottomarino si adagiò sul fondo a 108 metri di profondità a circa 135 km da Severomorsk 69°40'N 37°35'E? / ?69.667°N 37.583°E? / 69.667; 37.583. Una seconda esplosione avvenne 135 secondi dopo la prima con un'intensità compresa tra i 3,4 e 4,4 della scala Richter, quindi con una potenza compresa tra le 3 e le 7 tonnellate di TNT. L'esplosione sommerse il sottomarino con molti detriti, rendendone difficile il recupero. Dopo vari tentativi di salvataggio falliti da parte dei russi, una nave speciale norvegese equipaggiata con un batiscafo inglese si agganciò con successo al sottomarino affondato, trovandolo tuttavia allagato completamente e senza alcun superstite.
Causa dell'incidente
La commissione d'inchiesta fu guidata dal procuratore generale Vladimir Ustinov, e concluse il 29 giugno 2002 che le esplosioni a bordo del sottomarino russo furono causate da un siluro difettoso, che innescò delle reazioni a catena. Inoltre, i superstiti morirono in circa 8 ore dall'inizio dell'incidente ed i soccorsi non sarebbero stati in grado di aiutarli. Sulla causa dell'incidente giunsero ad una conclusione simile dei ricercatori inglesi, che imputarono la prima esplosione ad una fuoriuscita di perossido d'idrogeno, usato come propellente per i siluri. Questo liquido sarebbe esploso innescando gli altri siluri.
Inizialmente venne ipotizzato che il Kursk avesse avuto una collisione con un qualche vascello non russo, non identificato. Questa ipotesi venne affermata da fonti russe, come dall'allora ministro della difesa Marshal Igor Sergeyev e dall'allora primo ministro Ilya Klebanov. Inoltre venne alla luce che quel giorno erano presenti due sottomarini statunitensi, che osservavano l'esercitazione, lo USS Memphis e lo USS Toledo, di classe Los Angeles. Gli Stati Uniti negarono immediatamente la collisione tra un loro sottomarino e il Kursk, anche se confermarono la presenza del Memphis e del Toledo.
Secondo un'altra teoria, comparsa su un documentario franco-canadese definito credibile da Maurice Stradling, ex alto funzionario del ministero della difesa britannico, il Memphis avrebbe dovuto osservare la situazione da distante, mentre il Toledo avrebbe invece avuto ordini di pedinare il Kursk. Il Toledo avrebbe urtato il sottomarino russo, senza tuttavia causargli gravi danni. Il Toledo, danneggiato, avrebbe tentato di allontanarsi, aiutato dal Memphis. Rilevando che il Kursk stava attivando i sistemi d'arma, il Memphis avrebbe lanciato un siluro di tipo Mark 48, colpendo in pieno la sezione di prua del sommergibile russo, che conteneva i siluri. Ciò avrebbe creato una reazione a catena innescando le cariche dei siluri del Kursk. Sempre secondo questa tesi gli Stati Uniti e la Federazione Russa si sarebbero successivamente accordate e i primi, responsabili dell'incidente, avrebbero indennizzato la Russia cancellando un debito di 10 miliardi di dollari.
I sostenitori di questa teoria indicano come prova le immagini del relitto del Kursk quando venne recuperato che mostrerebbero un foro circolare, rivolto verso l'interno, presente sulla fiancata e vicino al luogo dell'esplosione.
All'ipotesi del siluro, ufficiali statunitensi ribatterono affermando che le unità USA erano distanti almeno 5 miglia. Inoltre il Memphis non sarebbe stato danneggiato e uno scontro con un mezzo delle dimensioni del Kursk avrebbe creato pochi danni all'unità russa e avrebbe quasi distrutto quella statunitense. Altri ufficiali dichiararono che le boe di emergenza usate dagli Stati Uniti e dall'Inghilterra sono arancioni, mentre le boe di comunicazione sono di colore grigio. Una boa di colore bianco e verde non apparterrebbe a nessuna delle due nazioni occidentali.
| Onoriamo i 118 marinai caduti quel maledetto 10 Agosto del 2000. Persero la vita in circostanze ancora ignote o per un tragico errore? Perché i superstiti non furono salvati in tempo?
La tragica fine del sottomarino nucleare russo "K-141 Kursk" e dei suoi 118 marinai che il 12 Agosto del 2000 persero la vita in circostanze, per certi versi, ancora ignote.
Ci avvarremo della consultazione delle fonti più autorevoli in materia per offrire al Lettore uno strumento di analisi e valutazione su una vicenda che, dopo la fine del Comunismo sovietico e della Guerra Fredda, pensavamo di aver consegnato definitivamente alla memoria e alla Storia. Oggi, la Russia è quasi un'alleata della Nato e dell'Europa, vi avvia a solidificare le proprie istituzioni democratiche liberamente elette ma i rigurgiti del passato ogni tanto affiorano pericolosamente in superficie e i misteri del controverso ex servizio segreto KGB, sono più oscuri che mai.
Se a tutto ciò aggiungiamo che sottomarini simili al Kursk e di più evoluti, ancora oggi in possesso a tutte le marine militari nucleari del pianeta (compresa l'Italia), solcano i 7 Mari a caccia o a difesa di non si sa bene che cosa, allora possiamo star certi che l'incubo dell'improvvisa Terza o Quarta Guerra Mondiale, non è finito. Anzi. Eppure il Kursk si inabissò in circostanze ancora poco chiare, carico delle sue micidiali armi nucleari in grado, se fossero state lanciate, di devastare l'Europa in pochi minuti.
Ma torniamo indietro nel tempo, in fondo al mare di Barents, a quegli attimi fatali, subito dopo l'esplosione della prua del Kursk. "Ci sono 23 persone qui. Abbiamo deciso di spostarci perché nessuno può lasciare il sottomarino. E' buio per scrivere, ma cercherò di scrivere a tentoni. Sembra che non ci siano speranze, il 10-20 per cento. Speriamo che almeno qualcuno leggerà. Qui sono gli elenchi dei membri dell'equipaggio delle varie sezioni che si trovano ora nella nona e che cercheranno di uscire". La conclusione del messaggio è un ultimo addio ai parenti e amici: "Saluti a tutti, non dovete disperarvi". Non è il brano di un libro o film di fantascienza, è un fatto di cronaca terribile, realmente accaduto, con tutto l'agghiacciante sapore di irrealtà che potrebbe avere un libro.
Il 12 Agosto del 2000 il sottomarino nucleare russo Kursk si inabissa nel mare di Barents, probabilmente impegnato in esercitazioni nucleari la cui natura reale non è mai stata ben chiarita. Il sottomarino sprofonda nelle gelide acque, impossibilitato a manovrare, lancia un SOS e attende i soccorsi. La notizia viene tenuta segreta al resto del mondo per due giorni interi (ricordate Chernobyl?), il 14 Agosto la Russia denuncia il fatto.
Il capo della marina militare russa dichiara che l'avaria è stata provocata da una manovra errata, ma si sospetterà sempre che si tratti invece di una collisione con un sottomarino di un altra potenza straniera: nessuno tuttavia ammetterà di aver incrociato a quella latitudine con imbarcazioni da guerra. Le navi mercantili che attraversano in quel momento il Mare del Nord riporteranno racconti agghiaccianti di impulsi percepiti dal sonar: l'equipaggio prigioniero del sottomarino era ancora vivo e stava tentando di comunicare con l'esterno battendo sulle paratie metalliche una sorta di rudimentale segnale morse come nel film "Caccia a Ottobre Rosso". Ma era tutto vero.
"Sono bloccati a 107 metri di profondità, per quanto ancora potranno resistere?" - erano le domande ricorrenti tra i marinai di passaggio. Gli Stati Uniti d'America offrono subito aiuto ma la Russia rifiuta. Vengono mandati in ricognizione tre piccoli batiscafi, ma ogni cenno di vita alla fine cessò. Finalmente il governo russo accetta le offerte calorose di aiuto che provengono dalla Gran Bretagna e dalla Norvegia. Durante i tentativi di aggancio allo scafo il sottomarino si inclina ulteriormente, solo il 19 Agosto un'adeguata missione di soccorso britannica giunge sul posto con l'attrezzatura adatta per agganciare il portello del sottomarino, e finalmente si riesce a entrare all'interno.
Putin è ancora in vacanza nel Mar Nero e rientra precipitosamente, ma è troppo tardi, quando la Tv via cavo trasmette le prime immagini della spedizione di soccorso, si constata dolorosamente che a bordo non vi è alcun sopravvissuto. Resterà solo a memoria del sacrificio delle 118 persone dell'equipaggio quel biglietto pieno di compunta dignità ritrovato nelle tasche del Tenente Capo Dimitri Kolesnikov.
L'altro tragico incidente del sottomarino russo bloccato sul fondo della baia di Kamtchatka riapre ogni anno un'antica ferita nella memoria dei russi. Mosca anche allora rifiutò l'aiuto dei soccorsi stranieri. Il Kursk, invece, affondò il 12 agosto 2000, durante le manovre nel mare di Barents. La tragedia fu causata forse dall'esplosione di un siluro, che provocò a catena lo scoppio di tutti gli altri del sommergibile, scaraventando il mezzo a 110 metri di profondità. Il 14 agosto del 2000, il comandante della flotta russa definì «scarse» le possibilità di salvare l'equipaggio.
SCHEDA TECNICA
Descrizione generale
Tipo SSGN
Classe Oscar II
Proprietario/a Russia
Cantiere Sevmash (Severodvinsk)
Entrata in servizio 1995
Destino finale Affondato nel mare di Barents il 12 agosto 2000
Caratteristiche generali
Dislocamento 10 500 in emersione, 13 500 in immersione
Lunghezza 154,8 m
Larghezza 18,2 m
Altezza 9,2 m
Propulsione 2 reattori nucleari OK-650b, 2 turbine a vapore
Velocità 32 Nodi (59 km/h) sommerso, 16 nodi (30 km/h) emerso nodi
Equipaggio 107 uomini
armamento
dati non disponibili
fonte wikipedia