00 16/09/2011 18:39
Ultimamente le nostre edicole si riempiono letteralmente dei prodotti modellistici più disparati. In genere la qualità è piuttosto mediocre per chi è abituato al modellismo serio, tuttavia è rimarchevole il tentativo di offrire un prodotto modellistico a chi non sa modellare o non ha tempo per farlo.

Personalmente dopo avere terminato il Fokker DR.1 (una sorta di emulazione del modello Hasegawa) in scala 1/8 mi ero ripromesso che non sarei più caduto in queste tentazioni principalmente per due motivi : Insufficienza qualitativa e costi troppo elevati, seppure diluiti abbondantemente nel tempo.

Purtroppo, come diceva qualcuno, “ resisto a tutto tranne alle tentazioni” e quando in edicola è apparsa la prima uscita dello Stuka in scala 1/16 - Edizioni Hachette - ovviamente non ho resistito.

Spero che qualcuno possa trovare interessante l’apertura di questo lavoro che vorrei condividere con tutti voi.

La prima uscita di un’opera del genere è di solito la più accattivante, con un prezzo irrisorio fatto apposta per attirarti nell’impresa.

Nel caso dello Stuka, ed esaminata la prima uscita, mi sento di dire che siamo davanti a qualcosa di diverso. Nonostante lo schema di costruzione sia per il momento identico ai predecessori, a mio parere anche uno dei punti negativi di queste opere

Apro una parentesi :

Generalmente in questi casi il processo di costruzione è costituito da fotografie passo-passo. Di solito le foto non sono sempre così esplicative come vorrebbero e in ogni caso lontane dai piani di costruzioni che siamo abituati a interpretare. Spesso i pezzi in uscita non sono consecutivi e impongono una costruzione frammentaria a settori con il rischio, una volta giunti all’assemblaggio degli insiemi, che i pezzi o sottoinsiemi non combacino perfettamente fra loro.

Riprendendo il discorso……nonostante e almeno per il momento lo schema costruttivo sia il medesimo, questa volta sono i materiali a fare la differenza.
Per lo Stuka hanno deciso di usare l’ottone in fotoincisione e, probabilmente, questo è forse l’unico motivo che giustifica l’alto prezzo dei fascicoli…….certo cari perché dovete sapere che a parte la prima uscita le rimanenti vi costeranno la bellezza di euro 7,99 ciascuna per non dire otto che faremmo prima.
Considerato che stiamo parlando di 140 uscite alla fine si ottiene un prezzo di tutto rispetto.

A onore del vero bisogna dire che alla fine avrete un modello con un’apertura alare di 90 cm e una fusoliera lunga 73 cm, quindi un modello di una certa imponenza…….e tutto in metallo.

Premesso questo può essere interessante leggersi due note riguardanti l’aereo vero (prese spudoratamente da wikipedia)



La Junkers iniziò la costruzione di tre prototipi dello Ju 87 nel 1934 e ironicamente, considerati gli eventi futuri, il primo Stuka era equipaggiato con un motore Rolls-Royce Kestrel da 640 hp (477 kW). Il secondo prototipo aveva un timone ridisegnato e un motore Junkers Jumo 210A da 610 hp (455 kW), e fu subito seguito da un terzo prototipo con ulteriori modifiche che fu sottoposto a prove di valutazione, nel 1936, insieme ad altri tre velivoli concorrenti: l'Arado Ar 81, l'Hamburger Ha 137 e l'Heinkel He 118. La Junkers e l'Heinkel ottennero una commessa di dieci aerei ciascuna, mentre gli altri due tipi vennero eliminati.
Il primo gruppo di Ju 87A-0 aveva un motore Jumo 210Ca da 640 hp (477 kW) e modifiche per facilitare la produzione. Il successivo modello Ju 87A-1 iniziò a sostituire il biplano Hs 123 nella primavera del 1937 e tre esemplari furono inviati in Spagna per essere testati in condizioni operative dalla Legione Condor nella guerra civile spagnola. Seguì lo Ju 87A-2, con un motore Jumo 210Da da 680 hp (507 kW) dotato di "superpotenza", ma questo modello restò in produzione e in servizio solo per sei mesi. Il settimo prototipo e la serie di pre-produzione dello Ju 87B-1, che ne derivò, erano largamente modificati, rispetto al disegno originale.
Il nuovo modello, denominato Ju 87B-1, aveva un motore notevolmente più potente, lo Jumo 211Da da 1200 hp (895 kW), e fusoliera e carrello completamente ridisegnati. La coda era stata ingrandita. Di nuovo provato in Spagna, il nuovo modello dimostrò la sua validità e la produzione venne aumentata, per la metà del 1939, a 60 apparecchi al mese. Allo scoppio della seconda guerra mondiale, così, la Luftwaffe aveva in linea 336 Ju87B-1. La produzione venne completamente effettuata dalla Junkers per un totale, come detto, di 5.700 esemplari.

Nel settembre del 1939, per la campagna di Polonia, la Luftwaffe schierò 219 Stuka che ebbero effetti stupefacenti nell'impiego e nel morale. La prima missione in assoluto fu eseguita da tre Ju 87B-1, decollati alle 4:26 del primo settembre per bombardare gli accessi ai ponti di Dirschau sulla Vistola. L'obiettivo erano i cavi collegati all'esplosivo con il quale i polacchi avevano minato i ponti. Gli Stuka attaccarono undici minuti prima del momento ufficiale del balzo in avanti tedesco, ed ottennero un completo successo, anche se i polacchi furono poi in grado di riparare i danni e a far saltare uno dei due ponti.
La lugubre sirena che annunciava la picchiata e i brillanti risultati ottenuti anche in Norvegia e durante la campagna di Francia ne fecero un aereo leggendario. Lo Ju 87 era effettivamente la dimostrazione pratica della Blitzkrieg su tre dimensioni, che si rifaceva alle teorie di Amedeo Mecozzi sulla strettissima cooperazione tra l'arma aerea e le forze terrestri. La combinazione di rumore e precisione degli Stuka terrorizzò i difensori francesi. I soldati uscivano barcollando dai pur sicuri rifugi, incapaci di continuare a sopportare le continue onde d'urto. Gli Stuka del Fliegerkorps VIII, in particolare, al comando del generale Wolfram von Richthofen, compirono otto o nove sortite al giorno, impegnando equipaggi e personale di terra al limite delle possibilità ma ottenendo un livello di distruzione che sorprese gli stessi comandi tedeschi. Dato però che i tedeschi non fornivano scorta ai loro bombardieri, se questi venivano sorpresi dalla caccia nemica, le perdite potevano essere molto pesanti. Vicino Sedan, il 12 maggio 1940, sei Curtiss Hawk francesi sorpresero una formazione di Ju 87 e ne abbatterono ben undici senza subire perdite.
Ben presto fu chiaro che i successi degli Stuka potevano essere ottenute solo in condizioni di supremazia aerea quasi assoluta. Nel corso della battaglia d'Inghilterra i reparti da bombardamento in picchiata vissero un momento di crisi profonda, subendo perdite pesantissime. In realtà lo Stuka era un aereo piuttosto vulnerabile, lento e poco manovrabile. Un confronto diretto, senza protezione adeguata, con i veloci caccia della RAF ne faceva una facilissima preda.
Per quanto gli Stuka avessero sofferto pesanti perdite per mano dell'aviazione militare inglese, la Luftwaffe non aveva rimpiazzi immediati e d'altra parte, in condizioni di supremazia aerea, lo Ju 87 rimaneva un'arma ancora valida nel tiro in picchiata, pertanto lo sviluppo della macchina continuò. Il motore fu potenziato e, probabilmente la modifica più apprezzata dai piloti tedeschi, la corazzatura fu rinforzata. Questo nuovo modello, lo Ju 87D, fu utilizzato in quantità sul fronte orientale e in Nord Africa, dove fu impiegato anche come traino per alianti.
Nel Mediterraneo gli Stuka si rivelarono efficaci contro il naviglio britannico. Lo stesso accadde nel 1941 con la conquista della Jugoslavia e della Grecia (dove si ripeterono le condizioni favorevoli della Polonia), e qualche mese più tardi durante l'invasione dell'Unione Sovietica.
Costantemente aggiornato (nelle varianti D e G, più potenti e variamente equipaggiate) lo Ju 87 rimase sempre un apparecchio valido, ma assolutamente incapace di difendersi adeguatamente dalla caccia avversaria. Era quindi un'arma ideale per una guerra aggressiva, che la Germania combatté fino a tutto il 1942. A partire dal 1943 gli Stuka furono però contrastati con sempre maggiore efficacia dai caccia dell'Armata Rossa, in continua evoluzione, durante le operazioni diurne; fu così sviluppata una versione per l'attacco notturno, ma alla fine, nonostante le perdite, la Luftwaffe fu costretta a far volare lo Ju 87 anche di giorno ed introdusse, nel 1942, la variante G-1, il cui armamento principale consisteva in una coppia di cannoni da 37 millimetri installati in carenature sotto l'ala. Nell'impiego operativo, accentrato in Unione Sovietica e sul fronte orientale, questi Stuka si rivelarono macchine micidiali-Quando i sovietici poterono disporre di un numero sufficiente di caccia per contrastarli la già scarsa maneggevolezza, ridotta ulteriormente dal peso dei cannoni, rese questi Stuka anticarro estremamente vulnerabili.
Nonostante i suoi limiti, lo Stuka continuò ad essere impiegato sino alla fine della guerra.



Con la prima uscita troverete il fascicoletto illustrativo con una sezione di spiegazioni storiche. Ovviamente ci sono le prime fotoincisioni che riguardano il cruscotto, che qui vedete già parzialmente assemblato (anche se non sembra è già costituito da 7 pezzi e altri ne mancano)

[IMG]http://i53.tinypic.com/2yuhteh.jpg[/IMG]

Inoltre le prime ordinate della cabina di pilotaggio

[IMG]http://i55.tinypic.com/2h6y100.jpg[/IMG]

Con l’uscita numero 2 altre ordinate e longheroni di fissaggio

[IMG]http://i51.tinypic.com/14xcgv6.jpg[/IMG]

E’ importante specificare, già da adesso come ho potuto notare poi successivamente, l’estrema precisione con cui si incastrano i pezzi e si uniscono fra loro

[IMG]http://i53.tinypic.com/euetrs.jpg[/IMG]

[IMG]http://i51.tinypic.com/166yna1.jpg[/IMG]

I grandi maestri sicuramente unirebbero i pezzi saldandoli fra loro visto che l’ottone lo permette…………..noi che non siamo così bravi usiamo spudoratamente il cianoacrilico [SM=g27819] [SM=g27819]

[IMG]http://i51.tinypic.com/28iqc5l.jpg[/IMG]

[IMG]http://i56.tinypic.com/2v0cyt0.jpg[/IMG]

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[IMG]http://i51.tinypic.com/30dcg3d.jpg[/IMG]

Siamo arrivati alla quarta uscita fino ad ora……..non disperate che il giochino continua [SM=g27828] [SM=g27828] [SM=g27828]



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