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Dove va Dragon

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    kharkov68
    Post: 337
    Registrato il: 12/05/2015
    Città: IMBERSAGO
    Età: 56
    00 02/09/2016 22:03
    personalmente non credo che lo sviluppo tecnologico sia solo onore e gloria vi invito a leggere un grande romanzo "Furore" di William Faulkner in cui i protagonisti sono mezzadri del midwest spazzati via dall'introduzione di una rivoluzione tecnologica: la trebbiatrice...sicuramente la qualità della loro vita non era paragonabile a quella di un contadino di oggi ma lo sviluppo, pilotato dalla volontà di ridurre i lavoratori per aumentare i guadagni, sicuramente su una generazione di persone ebbe un impatto devastante...
    Vorthex85, dall'età e dal linguaggio "HiTech" che usi, mi fai pensare che tu sia un ingegnere elettronico o comunque coinvolto professionalmente nell'informatica, sicuramente la tecnologia ci ha migliorato la vita ma, essendo al servizio del mercato, spesso viene utilizzata per bypassare l'inconveniente più fastidioso che il mercato abbia ...il lavoratore! Troppe volte gli investimenti in tecnologie sono un pretesto per "segare" i posti di lavoro meno qualificati..
    Puntualizzo che non ho mai avuto simpatie bertinottiane ma a 48 anni ho visto abbastanza per essere profondamente deluso dal nostro sistema economico capitalistico, tu citi unioncamere ma le stesse camere di commercio negli anni 80-90 incensavano la delocalizzazione degli imprenditori del triveneto nell'est Europa e in estremo oriente
    poi abbiamo scoperto che portar vie le aziende cancellava posti di lavoro qui da noi...non sono la Bibbia! Navigano a vista proprio come facciamo tutti "oggi lavoro? Allora compro la macchina! E se domani mi licenziano? Boh ci penserò!

    Non voglio essere assolutamente polemico (nell'accezione negativa del termine)anzi trovo questa discussione estremamente interessante e invito altri a dire la loro però Vorthex facci caso: Tovomodel, che ha un età maggiore della mia, condivide questo mio timore verso la marginizzazione di un certo tipo di lavoratori( che sono anche persone per inciso)...forse l'esperienza di questo mondo conta qualcosa...le 3D non si svilupperanno per migliorarci la vita ma per ridurre i costi del prodotto !!

    Un saluto Marco...

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    paparoberto1942
    Post: 961
    Registrato il: 29/05/2011
    Città: MILANO
    Età: 81
    00 03/09/2016 10:38
    l'evoluzione tecnologica NON è contro qualcuno o qualcosa, ma è diretta a migliorare il prodotto finale riducendone i costi, al fine di permettere ad un maggior numero di consumatori di usufruirne.
    Ciò detto, e senza intrufolarsi in un dibattito di politica economica o sociale per cui questa NON è la sede, mi pare che che il mercato modellistico abbia raggiunto un livello di saturazione, in cui le possibilità economiche dei modellers hanno raggiunto un livello difficilmente espandibile (bisognerebbe conoscere il fatturato mondiale del campo in oggetto, corretto per la svalutazione. Se si osservasse che la spesa reale non si espande è da ritenere che questo livello sia stato raggiunto).
    In secondo luogo l'offerta di modelli, di aftermarket, di prodotti correlati (colori, pigmenti.....) può anch'essa aver raggiunto un limite non espandibile.
    In fondo furono costruiti solo 4000 Panther e 1800 tiger, che sono stati riprodotti in tutte le versioni, colorazioni, impieghi operativi....molti modellers sono anche collezionisti, e quindi hanno in casa scatole intonse che diventano progressivamente obsolete con nuove versioni, per cui può succedere che uno si stufi di inseguire l'ultima novità e si dedichi a svuotare il proprio magazzino, considerando anche che oggi se si vuole costruire un modello "completo" si spendono tranquillamente 150 euro (70 il modello, 30 i cingoli, 25 le PE, il resto colori, resine, pigmenti, basetta etc....), per cui ci si pensa prima di comprare...e se non si compra non si vende!.

    Inoltre mettere in commercio una novità, o anche un reinscatolamento aggiornato, costa molto di più ad un'azienda mondiale come Dragon che ad una piccola azienda cinese.....che inoltre usa questa "agilità" produttiva per cercare di essere competitiva con novità su piccola scala, (3D).

    In tutto questo un ruolo viene giocato anche e soprattutto dal costo del lavoro (di cui non conosco l'incidenza % in Estremo Oriente sul prezzo del prodotto finito). Ma sicuramente il costo del lavoro è una componente del costo (e del prezzo) finale. Quindi il produttore interverrà ove possibile anche su questa variabile, in un'ottica meramente economica, non punitiva.



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    vorthex85
    Post: 1.737
    Registrato il: 27/07/2013
    Città: NAPOLI
    Età: 38
    00 03/09/2016 17:54
    @kharkov68
    concordo sui pericoli derivanti dalla differenza tra la latenza dell'aggiornamento tecnologico e la latenza dell'aggiornamento delle competenze lavorative ma, a ben vedere, nel midwest le trebbiatrici non si guidavano e non si costruivano da sole... c'era gente che lo faceva e se, utopisticamente, il proprietario del terreno avesse investito sulla formazione dei suoi mietitori, il problema non si sarebbe posto. come si vede, non è un problema dell'uso o meno della mototrebbiatrice, ma della mancanza di una politica sociale.

    sull'abbattimento dei costi, invece, visto che ci lavoro nel campo, non ci credo assolutamente: un modellatore 3d ha un onorario decisamente alto, al pari, se non di più, di un ottimo masterista (non parliamo poi del meccanico o di quei campi, come la grafica 3d che non potrebbero proprio esistere, senza determinate tecnologie). a questo vanno aggiunti di formazione, i costi software ed hardware, che sono notevoli, le spese per la fornitura energetica e di manutenzione, etc.
    si ritorna, per come la vedo io, all'italica arretratezza nel campo tecnologico, unita alla cronica mancanza di investimenti per la ricerca ed alla stramba idea per la quale siano i pc a lavorare e non chi li usa... purtroppo, i pc, da soli, non fanno un bel niente. ci sarebbe, poi, tutto il discorso sulla forma mentis di moltissime PMI italiche, ma esula un pochino dal nocciolo della questione.
    la delocazlizzazione, invece, non riguarda l'uso o meno delle tecnologie, ma il costo del lavoro ed è proprio un altro paio di maniche... si delocalizzava in paesi emergenti non perchè quelli usassero le stampanti 3d, ma perchè prendevano molto meno, essendo paesi poveri, senza alcuna tutela lavorativa.

    @paparoberto1942
    non concordo circa la saturazione del mercato modellistico, tantissimi soggetti e tantissime branche sono poco battute o iniziano ad essere battute solo adesso. un esempio... c'è qualche casa che produce un incrociatre classe county in 1/700 (i famosi tre pipe inglesi)? no e, fino a pochissimi anni fa, non c'era manco chi produceva le QE in tale scala. idem dicasi per i modelli di mezzi recenti... nessuno propone ancora un Abrams USMC che non si ricavabile unenedo un kit ed un set di conversione o un Patria AMV in plastica.

    sui costi di produzione, invece, è l'esatto contrario: una grande e famosa azienda spende molto meno riutilizzando uno stampo a cui vengono aggiunte poche nuove stampate, potendo anche contare su numeri di produzione molto più grandi e su di un brand già avviato e consolidato. una piccola e nuova azienda, invece, oltre ad avere meno capitali da investire, dovrà spendere di più in master e marketing per poter guadagnare.
    in ogni caso, la scelta della Dragon non è economica, ma di mercato... puntano sui fan dei mezzi tedeschi, sugli amanti dello sci-fi e sui wargamers (almeno per l'1/72, dove il livello di dettaglio è crollato). che poi tale politica sia vincente, è questionabile. resta, comunque, l'unica a proporre determinati kit di mezzi degli anni 50 e 60, nel marasma di tiger e panzer vari.
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    kharkov68
    Post: 337
    Registrato il: 12/05/2015
    Città: IMBERSAGO
    Età: 56
    00 03/09/2016 18:37
    Ciao Vorthex grazie delle risposte può essere che sia troppo timoroso io...
    comunque interessante digressione.
    tornando al post qualcuno ha mai trovato gli iposcopi in plastica trasparente utili?
    Come sono i modelli della Meng e Takom?
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    fabrizio19691969
    Post: 3.458
    Registrato il: 04/04/2013
    Città: MONTEBELLO VICENTINO
    Età: 54
    00 03/09/2016 19:04
    a livello di figurini il costo di un master fatto in 3 d e' un terzo di un pezzo realizzato con tecniche tradizionali,con la differenza che con la 3 d si da da lavorare chi produce,vende e progetta la stampante in maniera continuativa creando posti di lavoro,un pezzo realizzato tradizionalmente ci guadagna solo il masterista
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    paparoberto1942
    Post: 961
    Registrato il: 29/05/2011
    Città: MILANO
    Età: 81
    00 03/09/2016 19:45
    Re:
    vorthex85, 03/09/2016 17.54:



    @paparoberto1942
    non concordo circa la saturazione del mercato modellistico, tantissimi soggetti e tantissime branche sono poco battute o iniziano ad essere battute solo adesso.....

    sui costi di produzione, invece, è l'esatto contrario: una grande e famosa azienda spende molto meno riutilizzando uno stampo a cui vengono aggiunte poche nuove stampate,.....
    in ogni caso, la scelta della Dragon non è economica, ma di mercato...




    d'accordo su gran parte, ma con opportune precisazioni:

    la popolazione dei modellisti è una popolazione aperta, che conta ogni giorno modeller new entry e modeller che abbandonano...I modelli dei mezzi di punta (M4, T34, Panther, Tiger 1 e 2 e derivati) rimangono i modelli più scelti dalla maggioranza dei modeller new entry e di quelli che modellano per puro diletto senza ambizioni artistiche o concorsuali....e in questo ambito il mercato è sostanzialmente saturo.

    costi di produzione: il costo di un nuovo modello, con stampate nuove e create apposta e che non siano rielaborazioni di stampate precedenti costa di più ad una Dragon, che ha spese generali ben più importanti rispetto ad una casa artigianale che produce mezzi in resina. Per quanto riguarda il 3D la produzione in 3D richiede in ogni caso un master di partenza, ma anche questo costa meno ad una ditta artigianale che a una grande industria.. Quello che differisce tra la grande produttrice e la ditta artigianale è il tempo di ammortamento, che è legato al numero di copie prodotte, a loro volta legate alla penetrazione ed all'estensione del mercato di vendita.

    La scelta di Dragon è una scelta economica, perchè una scelta di mercato (cosa produrre, come produrlo, dove produrre, dove vendere, con che margini vendere il singolo modello o l'intera famiglia di modelli) E' una scelta economica (investo per ricavare) , a meno che la grande azienda sia una iniziativa benefica con alle spalle una fondazione che ripiana costantemente le perdite di esercizio.....ma non mi pare che nel modellismo esistano simili aziende.

    [Modificato da paparoberto1942 03/09/2016 19:47]


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    paparoberto1942
    Post: 961
    Registrato il: 29/05/2011
    Città: MILANO
    Età: 81
    00 03/09/2016 19:51
    ho fatto casino con la risposta precedente.
    quella corretta è questa.



    d'accordo su gran parte, ma con opportune precisazioni:

    la popolazione dei modellisti è una popolazione aperta, che conta ogni giorno modeller new entry e modeller che abbandonano...I modelli dei mezzi di punta (M4, T34, Panther, Tiger 1 e 2 e derivati) rimangono i modelli più scelti dalla maggioranza dei modeller new entry e di quelli che modellano per puro diletto senza ambizioni artistiche o concorsuali....e in questo ambito il mercato è sostanzialmente saturo.

    costi di produzione: il costo di un nuovo modello, con stampate nuove e create apposta e che non siano rielaborazioni di stampate precedenti costa di più ad una Dragon, che ha spese generali ben più importanti rispetto ad una casa artigianale che produce mezzi in resina. Per quanto riguarda il 3D la produzione in 3D richiede in ogni caso un master di partenza, ma anche questo costa meno ad una ditta artigianale che a una grande industria.. Quello che differisce tra la grande produttrice e la ditta artigianale è il tempo di ammortamento, che è legato al numero di copie prodotte, a loro volta legate alla penetrazione ed all'estensione del mercato di vendita.

    La scelta di Dragon è una scelta economica, perchè una scelta di mercato (cosa produrre, come produrlo, dove produrre, dove vendere, con che margini vendere il singolo modello o l'intera famiglia di modelli) E' una scelta economica (investo per ricavare) , a meno che la grande azienda sia una iniziativa benefica con alle spalle una fondazione che ripiana costantemente le perdite di esercizio.....ma non mi pare che nel modellismo esistano simili aziende.

    [Modificato da paparoberto1942 03/09/2016 19.47]


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    tovomodel
    Post: 2.148
    Registrato il: 11/11/2012
    Città: BORGOSESIA
    Età: 67
    00 04/09/2016 18:20
    Mi trovo perfettamente allineato ...

    vorthex85, 03/09/2016 17.54:



    non concordo circa la saturazione del mercato modellistico, tantissimi soggetti e tantissime branche sono poco battute o iniziano ad essere battute solo adesso. un esempio... c'è qualche casa che produce un incrociatre classe county in 1/700 (i famosi tre pipe inglesi)? no e, fino a pochissimi anni fa, non c'era manco chi produceva le QE in tale scala. idem dicasi per i modelli di mezzi recenti... nessuno propone ancora un Abrams USMC che non si ricavabile unenedo un kit ed un set di conversione o un Patria AMV in plastica.




    ... a quanto qui esposto ... Per rendere l'idea, penso per un qualsiasi modellista l'interesse verso un Tiger I sarebbe fortemente più inflazionato a fronte di uno sconosciutissimo Panhard 178 Captured e quindi il ventaglio di modelli proposti nel senso globale del termine ne risente terribilmente, obbligando il costruttore a restringere fortemente la scala tipologica ... Puoi farli fritti, puoi farli bolliti, alla brace, coi portelli chiusi od aperti, ma sempre di Tiger si tratta ! [SM=g27828]
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    "E' comodo fare beneficenza con i soldi degli altri, fossero anche le "Missioni di Pace" !"
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