@kharkov68
concordo sui pericoli derivanti dalla differenza tra la latenza dell'aggiornamento tecnologico e la latenza dell'aggiornamento delle competenze lavorative ma, a ben vedere, nel midwest le trebbiatrici non si guidavano e non si costruivano da sole... c'era gente che lo faceva e se, utopisticamente, il proprietario del terreno avesse investito sulla formazione dei suoi mietitori, il problema non si sarebbe posto. come si vede, non è un problema dell'uso o meno della mototrebbiatrice, ma della mancanza di una politica sociale.
sull'abbattimento dei costi, invece, visto che ci lavoro nel campo, non ci credo assolutamente: un modellatore 3d ha un onorario decisamente alto, al pari, se non di più, di un ottimo masterista (non parliamo poi del meccanico o di quei campi, come la grafica 3d che non potrebbero proprio esistere, senza determinate tecnologie). a questo vanno aggiunti di formazione, i costi software ed hardware, che sono notevoli, le spese per la fornitura energetica e di manutenzione, etc.
si ritorna, per come la vedo io, all'italica arretratezza nel campo tecnologico, unita alla cronica mancanza di investimenti per la ricerca ed alla stramba idea per la quale siano i pc a lavorare e non chi li usa... purtroppo, i pc, da soli, non fanno un bel niente. ci sarebbe, poi, tutto il discorso sulla forma mentis di moltissime PMI italiche, ma esula un pochino dal nocciolo della questione.
la delocazlizzazione, invece, non riguarda l'uso o meno delle tecnologie, ma il costo del lavoro ed è proprio un altro paio di maniche... si delocalizzava in paesi emergenti non perchè quelli usassero le stampanti 3d, ma perchè prendevano molto meno, essendo paesi poveri, senza alcuna tutela lavorativa.
@paparoberto1942
non concordo circa la saturazione del mercato modellistico, tantissimi soggetti e tantissime branche sono poco battute o iniziano ad essere battute solo adesso. un esempio... c'è qualche casa che produce un incrociatre classe county in 1/700 (i famosi tre pipe inglesi)? no e, fino a pochissimi anni fa, non c'era manco chi produceva le QE in tale scala. idem dicasi per i modelli di mezzi recenti... nessuno propone ancora un Abrams USMC che non si ricavabile unenedo un kit ed un set di conversione o un Patria AMV in plastica.
sui costi di produzione, invece, è l'esatto contrario: una grande e famosa azienda spende molto meno riutilizzando uno stampo a cui vengono aggiunte poche nuove stampate, potendo anche contare su numeri di produzione molto più grandi e su di un brand già avviato e consolidato. una piccola e nuova azienda, invece, oltre ad avere meno capitali da investire, dovrà spendere di più in master e marketing per poter guadagnare.
in ogni caso, la scelta della Dragon non è economica, ma di mercato... puntano sui fan dei mezzi tedeschi, sugli amanti dello sci-fi e sui wargamers (almeno per l'1/72, dove il livello di dettaglio è crollato). che poi tale politica sia vincente, è questionabile. resta, comunque, l'unica a proporre determinati kit di mezzi degli anni 50 e 60, nel marasma di tiger e panzer vari.