Re: Re: Re:
cestus72, 02/06/2013 08:41:
Credo sia indubbio che le waffen erano il braccio armato del regime , quello che veramente sarebbe interessante sviluppare è tentare di capire in maniera sociopsicologica quei 18 in parte "traviati".
Ditemi della vostra gioventù non ci sono azioni, linee di pensiero che credevate corrette e alle quali oggi guardate con ribrezzo , risentimento e a volte vergogna?
Non vi sono idee e persone che ve le hanno vendute come certezze , le prime sbagliate e i secondi da prendere "col senno di poi" volentieri a calci.
Spesso penso che è facile prendere un giovane e fargli credere qualsiasi cosa( guardate qui da noi, funziona anche con quelli non giovani).
Così penso spesso alle giovani Waffen come, si carnefici, ma in realtà anche vittime.
Mi incuriosisce e vorrei sapere quanti sopravvissuti e divenuti uomini
si siano pentiti.
Sarebbe bello avere la possibilità di "leggere" il sincero travaglio spirituale di uno di questi sopravvissuti e le sue conclusioni alla fine , quando ormai si è reso conto di aver sbagliato e di essere stato ingannato.
molti certamente si sono attaccati ferocemente all'idea di essere nel giusto, anche perchè sarebbe stato loro impossibile altrimenti giustificare quanto fatto, non tutti allo la forza di guardarsi dentro.
In merito ogni tanto su rai storia qualche intervista esce...
In particolare una stamattina di un fascista sfegatato (che però non era soldato credo, o non ne ha parlato) che si commosse per il discorso del duce nella sua città, discorso che quelli della rai gli fecero rivedere, e lui ha detto "mi sembrava di sentire charlotte"
Altra intervista di una tedesca che lavorava ad Auchwitz dove le veniva chiesto se si pentiva di ciò che fece in quel periodo...
Lei rispose "io non mi pento di nulla, avevo bisogno di lavorare e quello era il mio lavoro"
Molti soldati giustificano con "il mio lavoro" o "i miei ordini" ciò che è successo.
Altri soldati invece, mi ricordo di alcuni marinai inglesi che videro affondare la bismark, ad esempio, parlavano di come pensavano ai loro "colleghi" avversari che bruciavano ed affogavano e di come ci fosse anche una sorta di rispetto. Rispetto che a volte era da ambo le parti.
Ad alcuni di sicuro piaceva uccidere, ad altri invece era una questione "muori tu o muoio io" In molti, secondo me tanti, si sono arruolati perchè era la propaganda, che celava tutti i lati negativi, che lo voleva, si prometteva la luna, lo stipendio, una serie di ideali (tra i quali anche la razza purtroppo) e si fomentava l'odio verso gli altri.
Quindi in molti venivano invogliati ad arruolarsi, ad andare in guerra.
Ma una volta dentro devi combattere, non puoi fare altro, devi ubbidire agli ordini o vieni fucilato, e quindi diventa una questione di vita o di morte.
Eppure alcuni soldati tedeschi (e non solo) si sono fatti fucilare, altri si sono suicidati pur di non togliere la vita ad altre persone, spesso innocenti.
Di contro c'erano quelli che stupravano, che facevano violenze gratuite sui civili, stragi totalmente gratuite e di immane violenza.
La guerra è fatta di persone, persone diverse tra loro e la guerra riesce sempre a cacciare il peggio dalle persone.