Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 2 3 4 | Pagina successiva
Stampa | Notifica email    
Autore

NAVE DA BATTAGLIA RN ROMA 1943

Ultimo Aggiornamento: 22/11/2019 17:57
10/07/2015 19:28
 
Email
 
Quota
OFFLINE
Post: 6.494
Registrato il: 20/09/2013
Città: VIAREGGIO
Età: 69
TRUMPETER 1:350
Bene, per questa nave dovete sorbirvi il sermone che segue perche' rappresenta il minimo che si puo' postare per ricordare uno dei piu' inutili sacrifici che l'assurdita' di una guerra ha causato.........................

NAVE DA BATTAGLIA RN ROMA


La nave da battaglia Roma fu la terza unità della classe Littorio e rappresentò il meglio della produzione navale bellica italiana della seconda guerra mondiale. Consegnata alla Regia Marina il 14 giugno 1942, venne danneggiata nel corso di un bombardamento aereo statunitense quasi un anno dopo mentre era alla fonda a La Spezia, subendo in seguito altri danni che la costrinsero a tornare operativa, dopo le dovute riparazioni, solamente il 13 agosto 1943.

A seguito dell'armistizio italiano, al Roma fu ordinato, assieme ad altre imbarcazioni militari, di raggiungere l'isola sarda della Maddalena, come concordato con gli Alleati. La squadra navale italiana, tuttavia, venne attaccata da alcuni bombardieri tedeschi che, servendosi delle nuove bombe radioguidate plananti Ruhrstahl SD 1400, affondarono il Roma. Nei suoi 15 mesi di servizio il Roma percorse 2.492 miglia in 20 uscite in mare, senza partecipare a scontri navali, consumando 3.320 t di combustibile, rimanendo fuori servizio per riparazioni per 63 giorni.

Il 28 giugno 2012 il relitto della corazzata è stato rinvenuto nel golfo dell'Asinara dopo decenni di ricerche.



SCHEDA TECNICA



Tipo nave da battaglia
Classe Littorio
Cantiere San Marco - Trieste
Impostata 18 settembre 1938
Varata 9 giugno 1940
Completata 14 giugno 1942
Radiata 18 ottobre 1946[1]
Destino finale affondata il 9 settembre 1943 da bombardieri tedeschi

Caratteristiche generali

Dislocamento 44 050 t
Stazza lorda 46 215 t tsl
Lunghezza 240,7 m (238,70)
Larghezza 32,9 m
Pescaggio 10,5 m
Propulsione vapore:
8 caldaie
4 gruppi turboriduttori
4 eliche
Potenza 130 000 CV

Velocità 31 nodi (57,4 km/h)
Autonomia 3 920 miglia a 20 nodi
(con 4 000 t di nafta)
(7 259 km a 37 km/h)
Equipaggio 120 ufficiali e 1800 equipaggio
Sensori di bordo radar EC3/ter "Gufo"

Armamento

Artiglieria Cannoni:

9 da 381mm/50
(tre torri trinate)
12 da 152/55mm
(quattro torri trinate)
4 da 120/40mm illuminanti
(4 installazioni singole)
12 AA da 90/50mm mod. 1939
(12 torri singole)
Mitragliere:

20 AA da 37/54mm
(10 installazioni binate)
14 AA da 20mm
(7 installazioni binate)

Corazzatura 350 mm (verticale)
150 mm (orizzontale sopra i depositi munizioni)
350 mm (max. artiglierie principali)
280mm (max.artiglierie secondarie)
260 mm (torrione di comando)
Mezzi aerei 3 tra IMAM Ro.43 e Reggiane Re.2000



La nave fu consegnata il 14 giugno 1942; non ebbe pertanto la possibilità di partecipare ad azioni belliche contro la flotta britannica. Il 21 agosto arrivò a Taranto dove fu assegnata alla IX divisione navale,[2] comprendente le navi Roma, Littorio e Vittorio Veneto.

Il 5 giugno 1943, durante il bombardamento della base di La Spezia, alle 13:59 due bombe perforanti da 908 kg danneggiarono lo scafo, facendo imbarcare 2.350 t d'acqua.[2] Anche la gemella Vittorio Veneto fu danneggiata, riducendo la squadra da battaglia alla sola Littorio, già precedentemente danneggiata nel bombardamento di La Spezia della notte tra il 18 e il 19 aprile, in cui era stato affondato il cacciatorpediniere Alpino. Mentre la Vittorio Veneto poté essere riparata in arsenale, rientrando in squadra in poco più di un mese, per la corazzata Roma, colpita da altre due bombe, che non causarono falle nello scafo, durante il bombardamento della notte del 24 giugno, furono necessari l'entrata in bacino e il trasferimento a Genova, rientrando in squadra solamente il 13 agosto.

L'affondamento

Il giorno in cui Badoglio proclamò l'armistizio italiano, 8 settembre 1943, la nave si trovava a La Spezia pronta a muovere per affrontare le navi Alleate impiegate a proteggere le truppe impegnate nello sbarco di Salerno previsto per il giorno successivo, ma nella stessa giornata dell'8 settembre l'ammiraglio Carlo Bergamini, comandante delle forze navali da battaglia, venne avvertito telefonicamente dal capo di Stato maggiore della Marina Raffaele De Courten dell'armistizio ormai imminente, e delle relative clausole che riguardavano la flotta, che prevedevano il trasferimento immediato delle navi italiane a Malta, dove sarebbero rimaste in attesa di conoscere il proprio destino e che durante il trasferimento avrebbero innalzato, in segno di resa, pennelli neri sui pennoni e disegnato due cerchi neri sulle tolde.[14] De Courten, dopo aver escluso l'autoaffondamento e la possibilità di tentare un'ultima battaglia (in accordo con Bergamini), accettò le disposizioni impartite dal capo della Mediterranean Fleet britannica Andrew Cunningham.[15]


L'ammiraglio di squadra Carlo Bergamini, comandante delle forze navali da battaglia della Regia Marina.
Bergamini inizialmente era andato su tutte le furie[16] per poi formalmente accettare con riluttanza gli ordini, dopo che ebbe l'assicurazione che era esclusa la consegna delle navi e l'abbassamento della bandiera e dopo essere stato informato che il generale Vittorio Ambrosio aveva chiesto agli angloamericani che la flotta per motivi tecnici potesse trasferirsi all'isola sarda de La Maddalena, dove tutto era pronto per l'ormeggio delle navi e dove si sarebbero trovati il re Vittorio Emanuele III e il governo.

Cunningham, conscio che le navi italiane non avevano protezione aerea, informò che avrebbero dovuto mollare gli ormeggi da La Spezia al tramonto dell'8 settembre, ma la squadra navale italiana, sottovalutando il pericolo rappresentato dalla Luftwaffe, salpò solamente alle 03:00 del mattino del 9 settembre.[17] Con Bergamini al suo posto, la corazzata Roma con l'insegna di nave ammiraglia della flotta, salpò per La Maddalena, insieme alle corazzate Vittorio Veneto e Italia che con la corazzata Roma costituivano la IX Divisione, con gli incrociatori Montecuccoli, Eugenio di Savoia e Attilio Regolo, che in quel momento costituivano la VII Divisione, i cacciatorpediniere Mitragliere, Fuciliere, Carabiniere e Velite della XII Squadriglia ed i cacciatorpediniere Legionario, Oriani, Artigliere e Grecale della XIV Squadriglia ed una Squadriglia di torpediniere formata da Pegaso, Orsa, Orione, Ardimentoso e Impetuoso, nave insegna della squadriglia.

La navigazione

La formazione, circa tre ore dopo la partenza, si ricongiunse con il gruppo navale proveniente da Genova, formato dalle unità della VIII Divisione, costituita da Garibaldi, Duca d'Aosta e Duca degli Abruzzi, nave insegna dell'ammiraglio Luigi Biancheri, preceduti dalla torpediniera Libra, al cui comando c'era il capitano di corvetta Nicola Riccardi. Dopo il ricongiungimento delle due formazioni navali, per ottenere una omogeneità nelle caratteristiche degli incrociatori, il Duca d'Aosta passò dalla VIII alla VII Divisione, sostituendo l'Attilio Regolo che passò alle dipendenze della VIII Divisione.

La formazione navale, composta da ventitré unità, navigava senza avere issato i pennelli neri sui pennoni e aver disegnato i dischi neri sulle tolde come prescritto dalle clausole dell'armistizio, ma la corazzata Roma con a bordo l'insegna dell'ammiraglio Bergamini aveva innalzato il Gran pavese. La formazione passata tra Imperia e Capo Corso puntò a sud, mantenendosi ad una ventina di chilometri dalle coste occidentali della Corsica, quindi le unità si diressero verso est in direzione delle Bocche di Bonifacio. Durante la navigazione vi furono tre allarmi aerei, in occasione dei quali le navi si misero a zigzagare. All'imboccatura delle Bocche di Bonifacio, all'altezza di Capo Testa, la squadra si dispose in linea di fila, con in testa le sei torpediniere, quindi i sei incrociatori seguiti dalle tre corazzate e infine gli otto cacciatorpediniere.

Pur avendo l'ammiraglio Bergamini richiesto una scorta aerea, quasi tutte le squadriglie da caccia in Sardegna e Corsica erano in trasferimento verso Roma, e solo quattro Macchi M.C.202 decollarono da Vena Fiorita, un aeroporto militare ora dismesso vicino Olbia,[18] per la scorta, ma non essendo stato indicato che la flotta navigava ad ovest e non ad est della Corsica, la cercarono senza esito per oltre un'ora.[19] Tra le 14:30 e le 14:45, quando la flotta stava per giungere al punto più stretto delle Bocche di Bonifacio, l'ammiraglio Bergamini ricevette da Supermarina un messaggio con il quale si comunicava che La Maddalena era stata occupata dai tedeschi e gli venne ordinato di cambiare rotta e dirigersi a Bona in Algeria.[14] Bergamini ordinò di invertire subito la rotta di 180° e dopo che la manovra venne eseguita a velocità elevata l'ordine della linea di fila si trovò ad essere esattamente opposto a quello precedente, con i cacciatorpediniere in testa e le torpediniere in coda.


Alla fonda a La Spezia
Durante la giornata, aerei tedeschi avevano eseguito senza successo un attacco sulla formazione italiana, con uno sgancio in picchiata, ed un ricognitore Ju-88 aveva già avvistato, intorno alle 10:50, la flotta e segnalato che faceva rotta in direzione dell'Asinara.

L'attacco della Luftwaffe

Il percorso della flotta italiana a comando di Bergamini
Verso le 15:10,[14] al largo dell'isola dell'Asinara la formazione venne sorvolata ad alta quota da ventotto bimotori Dornier Do 217K del Kampfgeschwader 100[20] della Luftwaffe[21] partiti dall'aeroporto di Istres, presso Marsiglia, in tre ondate successive, la prima delle quali si alzò in volo poco dopo le 14:00, con i velivoli che avevano l'istruzione di mirare unicamente alle corazzate. Gli aerei mantenendosi in volo livellato sganciarono degli "oggetti" affusolati, la cui coda luminosa, data l'altezza alla quale volavano gli aerei, fu inizialmente scambiata per un segnale di riconoscimento;[22] si trattava di bombe razzo teleguidate Ruhrstahl SD 1400, conosciute dagli Alleati con il nome di Fritz X, la cui forza di penetrazione era conferita dall'alta velocità acquistata durante la caduta, essendo prescritto il lancio da un'altezza non inferiore ai 5000 metri. La bomba era munita di un apparecchio ricevente ad onde ultracorte trasmesse dall'aereo, che permetteva di dirigerla verso il bersaglio ed avrebbero potuto essere contrastate solo con disturbi radio, in quanto volando alla quota di 6500 metri, anche per gli ottimi cannoni contraerei da 90/50 mm, gli aerei sarebbero stati irraggiungibili una volta avvicinatisi alla nave e superato il massimo angolo di elevazione di 75º.[22] Inoltre il comandante della formazione tedesca, maggiore Jope, come dichiarato in un'intervista degli anni settanta, riteneva (erroneamente) che la massima quota raggiungibile dalle artiglierie contraeree italiane fosse di 4000 metri:

« No. Non conoscevo i calibri della contraerea italiana, ma sapevo che potevano sparare a una distanza di circa 4.000 metri. E il mio aereo, e quelli del mio Gruppo, volavano a circa 5.000 metri perché quella era l'altitudine ottimale per poter dirigere via radio la bomba. Quindi avevamo un buon margine di sicurezza. Ricordo di aver visto molti proiettili esplodere al di sotto di noi, ma sempre a una notevole distanza, e naturalmente senza procurarci alcun danno.[23] »
Invece, per una troppo stretta ottemperanza alle disposizioni del comando supremo di osservare la neutralità, fu solo quando gli aerei sganciarono la prima bomba (e ci si rese conto che si trattava di una bomba), che venne dato alle artiglierie contraeree delle unità della formazione l'ordine di aprire il fuoco;[14] data però l'elevata quota a cui volavano gli aerei tedeschi, le artiglierie contraeree furono costrette a sparare alla massima elevazione, che ne penalizzava la precisione del tiro, utile solo come fuoco di sbarramento.[22]

Alle 15:30 la prima bomba venne diretta contro l'Eugenio di Savoia, cadendo a circa 50 metri dall'incrociatore senza provocare alcun danno,[22] mentre una seconda bomba cadde vicinissima alla poppa dell'Italia (ex Littorio) danneggiando la centrale elettrica e immobilizzandone temporaneamente il timone,[22] per cui la nave venne governata con i timoni ausiliari. Successivamente toccò al Roma; gli aerei, una prima volta fallirono il tiro, ma alle 15:42, l'Oberleutnant Heinrich Schmetz[24] centrò la corazzata una prima volta[21] tra le torri antiaeree da 90 mm; apparentemente il colpo non produsse effetti devastanti ma attraversò lo scafo esplodendo sott'acqua aprendo così una falla.[22] Il secondo colpo alle 15:50 centrò la nave verso prua, sul lato sinistro fra il torrione di comando e la torre sopraelevata armata con cannoni da 381 mm, con conseguenze ben diverse:[14] a prua si allagarono le caldaie causando l'arresto nella nave e deflagrarono i depositi di munizioni,[25] cessò l'erogazione dell'energia elettrica e la torre numero 2 (quella coi cannoni da 381 mm) saltò in aria, cadendo poi in mare, con tutta la sua massa di 1500 tonnellate; la torre corazzata di comando fu investita da una tale vampata che venne deformata e piegata dal calore, proiettata in alto a pezzi in mezzo a due enormi colonne di fumo portando con sé l'ammiraglio Bergamini e il suo Stato Maggiore,[14] il comandante della nave Adone Del Cima e buona parte dell'equipaggio, morti pressoché all'istante. La vampata salì almeno a 400 metri di quota (ma alcune fonti parlano di 1500 m),[26] formando il classico "fungo" delle grandi esplosioni.


L'insegna di ammiraglio di squadra, che veniva issata sulla nave che ospitava il comandante delle forze navali da battaglia, nell'occasione appunto il Roma
La nave, alle 16:11, girandosi su un fianco, si capovolse e, spezzandosi in pochi minuti in due tronconi affondò, mentre sul ponte si affannarono i marinai superstiti, molti gravemente feriti ed ustionati. Mentre la nave sprofondò in acqua, chi si trovò a bordo, specialmente se a poppa, rimase condannato, e cinquanta marinai in procinto di gettarsi in acqua vennero travolti. Chi riuscì a lasciare la nave poté allontanarsi ed essere salvato dai cacciatorpediniere di scorta. La scena del Roma che si spaccò in due tronconi venne immortalata in una famosa fotografia scattata da un membro dell'equipaggio di un ricognitore britannico Martin B-26, pilotato a media quota dal tenente colonnello Herbert Law-Wright. L'aereo, tra l'altro, fu fatto segno dal fuoco contraereo delle navi italiane che stavano sparando sugli aerei tedeschi.[27]

I caduti del Roma furono le prime vittime italiane per mano tedesca dopo la dichiarazione dell'armistizio. Successivamente l'Italia venne nuovamente attaccato e questa volta colpito da una bomba, ma essendo la carica di scoppio assai ridotta, la nave da battaglia, nonostante avesse imbarcato circa ottocento tonnellate di acqua continuò, seppure appesantita, a navigare in formazione.

Il soccorso

Senza attendere ordini Mitragliere e Carabiniere invertirono immediatamente la rotta per recuperare i superstiti del Roma, seguiti da Regolo e Fuciliere. A queste unità si aggiunsero le torpediniere Pegaso, Orsa e Impetuoso. Ben 1352 marinai del Roma perdettero la vita.[28] I naufraghi, recuperati dalle unità navali inviate in loro soccorso, furono 622, di cui 503 salvati dai tre cacciatorpediniere, 17 dall'Attilio Regolo e 102 dalle tre torpediniere.

A prendere il comando della flotta diretta a Malta, dopo l'affondamento del Roma, fu l'ammiraglio Oliva, il più anziano tra gli ammiragli della formazione e comandante della VII Divisione con insegna sull'Eugenio di Savoia,[28] che adempì ad una delle clausole armistiziali, quello di innalzare il pennello nero del lutto sui pennoni ed i dischi neri disegnati sulle tolde.[29] Mentre le sette navi si erano fermate a recuperare i morti e i feriti dell'ammiraglia, il resto della squadra proseguì la navigazione dirigendo verso Malta, destinazione scelta dagli Alleati, dove la formazione si sarebbe ricongiunta con il gruppo proveniente da Taranto guidato dall'ammiraglio Alberto Da Zara e costituito dal Caio Duilio, dagli incrociatori Luigi Cadorna e Pompeo Magno e dal cacciatorpediniere Nicoloso da Recco.

Il trasporto dei naufraghi alle Baleari

Il recupero dei naufraghi si concluse poco prima delle 18:00. Il comandante del Mitragliere, capitano di vascello Giuseppe Marini, come ufficiale più anziano, si ritrovò a capo del gruppo composto da sette navi, impossibilitato però a mettersi in contatto con la formazione al comando dell'ammiraglio Oliva e con Supermarina, i cui messaggi dimostravano l'impossibilità di rientrare in porti italiani per sbarcare i feriti, per cui era a quel punto necessario raggiungere le coste neutrali più vicine, anche perché le navi avevano ormai una ridotta autonomia a causa della riduzione delle scorte di nafta.

Marini diede alle torpediniere libertà di manovra sotto il comando del capitano di fregata Riccardo Imperiali, comandante del Pegaso, assumendo il comando del resto della formazione composta dal Regolo e dai tre cacciatorpediniere.[30] Marini decise di dirigere la propria formazione verso le isole Baleari, considerato che la Spagna era neutrale, sperando che avrebbe consentito lo sbarco dei feriti e fornito i necessari rifornimenti di carburante e acqua potabile, senza procedere all'internamento delle navi; per giunta, le Baleari avevano il vantaggio di essere in posizione centrale rispetto ad eventuali successivi spostamenti verso l'Italia, Tolone o l'Africa settentrionale. Marini alle 7:10 del 10 settembre inviò un messaggio alla VII Divisione Incrociatori in cui informò che avrebbe fatto rotta per Mahón, nell'isola di Minorca, dove arrivò alle 08:30.[26]


Vista aerea del porto di Mahón all'inizio degli anni duemila
Le tre torpediniere al comando del capitano di fregata Imperiali lungo la rotta furono ripetutamente attaccate da aerei tedeschi, e perso ogni contatto con le altre navi, anche questo gruppo decise di dirigersi autonomamente verso le Baleari giungendo nel mattino del 10 settembre nella baia di Pollensa, nell'isola di Maiorca.

Dei 622 naufraghi recuperati dalle sette unità, 9 decedettero a bordo delle navi e 16 avrebbero fatto la stessa fine all'ospedale di Mahón.

Le ricerche e il ritrovamento del relitto


Sono stati diversi i tentativi di localizzare e recuperare il relitto del Roma, generalmente ritenuto "riposare" ad una ventina di miglia al largo di Castelsardo (SS).[31] Se la Marina Militare ha dato il benestare e fornito appoggio al raggiungimento del primo obiettivo (su cui comunque non c'è pieno consenso), non ha fatto altrettanto nel dare il via libera al recupero del relitto perché, come ha spiegato l'ex capo di stato maggiore della Marina Paolo La Rosa, lo considera un cimitero da non profanare.[32][33] Da decenni oggetto di interesse di ricercatori ed esploratori subacquei, ma l'imprecisione delle coordinate del presunto luogo dell'affondamento (41°08'N 8°09'E secondo quanto riferito dai piloti Luftwaffe[31] o 41°10'N 8°40'E secondo quanto comunicato dall'ammiraglio Oliva alle 16:20 del 9 settembre 1943)[34] e la variabile profondità del mare hanno frustrato i tentativi di ritrovamento. Nel 2007 un'altra spedizione sembrò aver individuato l'esatta posizione del relitto (di cui è stata scattata anche una foto da un ROV) nelle coordinate 41°07'52?N 8°37'44?E, attirando addirittura l'attenzione di due case cinematografiche, la tedesca Contex Tv e la svizzera Polivideo, che si misero in contatto con la Marina Militare per ottenere il permesso di girare un documentario,[32] senza tuttavia giungere a nulla.[35]



Il cacciatorpediniere Antonio da Noli nel 1942. Il ritrovamento di questa nave, affondata poco dopo il Roma, diede nuovo impulso alla ricerca del relitto della corazzata italiana
Alla fine dell'estate del 2007 un ricercatore italiano, Fernando Cugliari, ha dichiarato di avere con buona probabilità localizzato il relitto della corazzata, identificando anche, con un ROV, un giubbotto di salvataggio compatibile con quelli usati dalla Regia Marina all'epoca dell'affondamento comunicando anche le coordinate geografiche del punto.[36] L'8 settembre 2009 il ritrovamento del cacciatorpediniere Antonio da Noli, colato a picco a sud di Bonifacio, mentre cercava di unirsi alla formazione di cui faceva parte il Roma, per aver urtato una mina navale, ridestò le attenzioni sul Roma.

Chiarito il fatto che questa si trova a circa 400 m di profondità, il ricercatore catanzarese Francesco Scavelli chiese aiuto alla francese COMEX e alla sua nave oceanografica Minibex. Aiutati anche dalle coordinate fornite da Cugliari due anni prima, Scavelli e la COMEX, assistiti dalla Marina Militare,[37] per il maggio 2008 avevano perlustrato 100 miglia quadrate di mare;[38] solo allora sono emersi documenti riposti negli archivi militari di Washington, Friburgo, Londra e Roma che hanno permesso di identificare la posizione dei campi minati tedeschi, dando così modo al team di ricercatori di ricostruire la probabile rotta seguita dal convoglio italiano nel 1943, nella quale, in un certo punto, è stata riscontrata una forte anomalia magnetica che proverebbe la presenza del Roma.[38] Nel 2011 un'associazione marinara sarda ha avanzato nuove coordinate circa l'esatta ubicazione del Roma. Questa, tenendo conto delle infruttuose ricerche della Marina Militare avvenute nel 2003 e 2007, e dopo aver vagliato documenti ufficiali italiani, è giunta alla conclusione che il Roma si trova nelle coordinate 41°24'N 7°48'E, cioè 33 miglia a nord-ovest dell'Asinara.[39]

Il relitto è stato infine ritrovato il 28 giugno 2012 da un team di ricerca guidato dall'ingegnere Guido Gay, con la presenza di personale della Marina Militare, nel golfo dell'Asinara a 1.000 m di profondità ed a circa 16 miglia dalla costa sarda. Il personale militare è stato in grado di confermare l'esattezza del relitto confrontando le immagini di alcuni cannoni d'artiglieria contraerea.


fonte wikipedia

10/07/2015 19:36
 
Email
 
Quota
OFFLINE
Post: 6.494
Registrato il: 20/09/2013
Città: VIAREGGIO
Età: 69
il modello riprodotto finalmente dopo anni di attesa da una ditta straniera, cinese, e' un ottima rappresentazione di quella che io considero la piu' bella nave del mondo in assoluto, sia per le caratteristiche tecniche che non avevano nulla da invidiare rispetto alle Bismarck, Yamato e Missouri, sia per la storia troppo sfortunata di cui fu protagonista....spiace solo che non sia stata prodotta da una ditta italiana, la Trumpeter, infatti, presenta alcune inesattezze soprattutto nella colorazione la piu' nota delle quali e' il colore dell'antivegetativo dell'opera viva indicato come rosso invece di verde come era caratteristica di tutte le navi da guerra italiane

[IMG]http://i58.tinypic.com/6if9tf.jpg[/IMG]
10/07/2015 20:07
 
Email
 
Quota
OFFLINE
Post: 6.494
Registrato il: 20/09/2013
Città: VIAREGGIO
Età: 69
10/07/2015 20:27
 
Email
 
Quota
OFFLINE
Post: 2.145
Registrato il: 16/04/2014
Città: ERBA
Età: 61
corazzata ROMA.....conosco la nave e il suo relitto......bellissima la ricostruzione storica e bello anche il modello... ti seguirò per vederlo finito.... [SM=g27811]
ciao marco.... [SM=g27823]
10/07/2015 22:41
 
Email
 
Quota
OFFLINE
Post: 6.494
Registrato il: 20/09/2013
Città: VIAREGGIO
Età: 69
grazie a Marco



11/07/2015 11:56
 
Email
 
Quota
OFFLINE
Post: 6.494
Registrato il: 20/09/2013
Città: VIAREGGIO
Età: 69
seconda parte della fine della RN ROMA con ricostruzioni grafiche


www.youtube.com/watch?v=bVqHRRT_rU0
[Modificato da AKAGI54 11/07/2015 11:57]
12/07/2015 19:55
 
Email
 
Quota
OFFLINE
Post: 6.494
Registrato il: 20/09/2013
Città: VIAREGGIO
Età: 69
12/07/2015 20:53
 
Email
 
Quota
OFFLINE
Post: 727
Registrato il: 17/06/2010
Città: ROMA
Età: 28


"Solo chi si da per vinto è veramente perduto" Hans-Ulrich Rudel

http://www.youtube.com/user/Federwar
13/07/2015 14:19
 
Email
 
Quota
OFFLINE
Post: 5.528
Registrato il: 20/05/2009
Città: CERVETERI
Età: 66
REGIA NAVE DA BATTAGLIA "ROMA".
Ancora oggi quando ripenso alla tragedia di questo
magnifico scafo, che aveva pochi rivali al mondo, mi commuovo.
[SM=g10897]

Il mio prof di lettere era un bambino e viveva proprio a
La Maddalena quando dalla banchina di Piazza Garibaldi vide
esplodere e poi affondare la Nave su cui era imbarcato il proprio padre. Nel pomeriggio la marea portò verso l'isola decine di cadaveri che galleggiavano in mare. Brutta storia, tutta italiana: l'Ammiraglio
Bergamini ed il suo equipaggio hanno pagato atrocemente per errori altrui. Su 1.948 imbarcati il 9 settembre i morti furono 1.393 quasi tutti arsi vivi.
Per chi volesse approfondire consiglio il sito bellissimo: regianaveroma.org
13/07/2015 17:49
 
Email
 
Quota
OFFLINE
Post: 6.494
Registrato il: 20/09/2013
Città: VIAREGGIO
Età: 69
grazie a Federico, grazie a Bruno Cataldi

che condividono con me, non solo il modello in se', ma cio' che esso ricorda e rappresenta per tutti coloro che amano la nostra storia migliore se pur tragica come in questo caso..............................
[Modificato da AKAGI54 13/07/2015 17:50]
13/07/2015 20:21
 
Email
 
Quota
OFFLINE
Post: 2.145
Registrato il: 16/04/2014
Città: ERBA
Età: 61
bellissimi anche i video....ammiro chi fà modellismo con attenzione alla storia che racconta la vita dei modelli in scala che si và a costruire..
[SM=g2915747]
marco.... [SM=g27823]
13/07/2015 20:31
 
Email
 
Quota
OFFLINE
Post: 6.494
Registrato il: 20/09/2013
Città: VIAREGGIO
Età: 69
grazie a Marco per la condivisione,
a breve la prima parte del modello
14/07/2015 12:33
 
Email
 
Quota
OFFLINE
Post: 6.494
Registrato il: 20/09/2013
Città: VIAREGGIO
Età: 69
la prima cosa da fare e' la colorazione della prua a striscie bianche e rosse caratteristica delle navi da guerra italiane durante la guerra.
Lavoro eseguito a mano libera dopo aver tracciato a matita e righellino, le linee di demarcazione dei colori
non e' possibile usare la carta gommata che aiuterebbe di molto il lavoro, per la presenza dei vari dettagli in rilievo stampati sul ponte.........................

14/07/2015 20:19
 
Email
 
Quota
OFFLINE
Post: 6.494
Registrato il: 20/09/2013
Città: VIAREGGIO
Età: 69
14/07/2015 21:08
 
Email
 
Quota
OFFLINE
Post: 727
Registrato il: 17/06/2010
Città: ROMA
Età: 28
Ottimo inizio, che bestia, quanto mi sarebbe piacuto vederla...


"Solo chi si da per vinto è veramente perduto" Hans-Ulrich Rudel

http://www.youtube.com/user/Federwar
14/07/2015 21:54
 
Email
 
Quota
OFFLINE
Post: 6.494
Registrato il: 20/09/2013
Città: VIAREGGIO
Età: 69
grazie a federwar

16/07/2015 10:37
 
Email
 
Quota
OFFLINE
Post: 5.528
Registrato il: 20/05/2009
Città: CERVETERI
Età: 66
Re:
AKAGI54, 14/07/2015 20:19:




Come mai, almeno dalle photo, le diagonali per l'identificazinoe
aerea in biancco appaiono lucide mentre quelle in rosso no?
[SM=g27833] [SM=g27832] [SM=g27833]
b. [SM=g8106]
01/10/2015 17:24
 
Email
 
Quota
OFFLINE
Post: 6.494
Registrato il: 20/09/2013
Città: VIAREGGIO
Età: 69
solo ora riprendo a leggere il forum.......scusate la prolungata assenza ma dove mi trovavo non avevo internet

rispondo cosi' a Bruno: ho usato semplicemente un colore lucido, il bianco e uno opaco, il rosso che saranno amalgamati successivamente con un trasparente satinato

Massimo
01/10/2015 17:29
 
Email
 
Quota
OFFLINE
Post: 6.494
Registrato il: 20/09/2013
Città: VIAREGGIO
Età: 69
qualche altra foto

[IMG]http://i58.tinypic.com/ejud77.jpg[/IMG]

[IMG]http://i57.tinypic.com/68dame.jpg[/IMG]

[IMG]http://i57.tinypic.com/1jpuz9.jpg[/IMG]
01/10/2015 19:01
 
Email
 
Quota
OFFLINE
Post: 2.145
Registrato il: 16/04/2014
Città: ERBA
Età: 61
bella..... [SM=g27811]
marco... [SM=g27823]
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 2 3 4 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 22:41. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com