Il problema dei 3 corpi: Attraverso continenti e decadi, cinque amici geniali fanno scoperte sconvolgenti mentre le leggi della scienza si sgretolano ed emerge una minaccia esistenziale. Vieni a parlarne su TopManga.




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A proposito di storie, Italia 1945....

Ultimo Aggiornamento: 16/10/2013 09:05
01/07/2013 15:14
 
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E così la seconda storia che vi voglio raccontare (tanto per parafrasare Celentano),è il seguito di quella precedente, la location è sempre la stessa, un piccolo centro nella fascia pedemontana Modenese, adagiato all’imboccatura di una valle che porta nella Lucchesia, e come in tutte le valli, ci scorre un piccolo fiume di nome Secchia, e come per tutti i fiumi, anche in questo piccolo paese c’era un ponte che lo attraversava, su cui passava una strada e anche la ferrovia, questo era il collegamento più a sud fra le provincie di Modena e Reggio Emilia. Nel 1945, come in quasi tutti i centri Italiani, che avevano dei ponti, anche nel mio paese, c’era un presidio di occupazione Tedesco, che lo difendeva , per favorire il progressivo ritiro delle truppe incalzate a sud dagli Alleati. Ora il ponte in questione, non’è che fosse così trafficato, perché la linea principale del ritiro Germanico, avveniva più a nord-est sulla direttrice Modena-Mantova-Brennero, mentre passando per il mio paese la direttrice era Modena-Reggio Emilia-Milano, ciò nonostante il ponte in questione era soggetto a bombardamenti, da parte dei “caccia-bombardieri” Alleati, per fortuna la scarsa rilevanza militare del ponte, teneva il paese al riparo dai bombardieri pesanti per noi bastavano bombe più piccole. Ora, non so per quale arcano motivo, ma i genieri Tedeschi tutte le volte che gli Alleati lo distruggevano, in poco tempo lo rendevano di nuovo transitabile, attirando quindi altre bombe. E ora comincia la storia, gli aerei Alleati, provenienti da Sud, seguivano il letto del fiume fino a giungere a cospetto del ponte, che veniva bombardo e mitragliato, sul lato destro del fiume c’erano le colline che costeggiavano la valle, e vista la totale assenza dell’aeronautica dell’asse, i Tedeschi posizionarono sulla collina più adiacente al ponte la loro micidiale Flak, in modo che di trovasse in posizione trasversale rispetto alla linea d’attacco degli aerei Alleati, in pratica questi gli sfilavano davanti, diventando degli ottimi bersagli per la contraerea. Giocoforza, anche la collina della Flak, divenne un obbiettivo, e quindi una parte degli aerei bombardava e mitragliava, tutta la collina, per colpire i Tedeschi. Alla base di quella maledetta collina, alta non più di 50-60 metri, c’era il campo, che tanto faticosamente aveva coltivato il mio nonno, ucciso due anni prima dai Fascisti della zona, la piccola cascina in cui erano rimasti a vivere mia nonna e i sui due figli, era quindi soggetta ad un tiro al bersaglio spaventoso, gli aerei per raggiungere la Flak, collimavano la cascina, e cominciavano a sparare fino a giungere alla sommità della collina, distruggendo tutto e tutti, mia nonna che non aveva altro posto dove vivere, anzi sopravvivere, in quei momenti usciva da quella casa colabrodo e si rifugiava nei campi, con i sui due figli Luigi di 6 anni e Rosanna di 2, (Luigi diventerà mio padre, mentre Rosanna non conobbe mai suo padre, morto prima della sua nascita). Ora durante uno di questi assalti, a seguito della fuga precipitosa nei campi, in mezzo alle esplosioni, nonna Rosina perse per un attimo di vista il figlio Luigi, ma come era qui attaccato alla mia sottana dove sei ora, LUIGIIII, LUIGIII, cos’era successo un esplosione più vicina delle altre aveva creato un sollevamento di terra che aveva letteralmente sotterrato il piccolo Luigi, senza che la sua mamma se ne fosse accorta, e quindi, immaginatevi la scena, vagava per il campo disperata alla sua ricerca, questo sempre in mezzo alle esplosioni e ai mitragliamenti degli aerei, con la piccola Rosanna stretta al petto, mentre il piccolo Luigi si stava lentamente spegnendo soffocato da quella valanga di terra che lo aveva sepolto, era la fine.
Ed ora il colpo di fortuna, i serventi Tedeschi della Flak, dalla sommità della collina avevano visto tutta la scena, e uno di loro, un ragazzo di 19 anni di nome Kurt Hansen, lasciò la sua postazione, sfidando anche lui i colpi che provenivano dal cielo corse giù dalla collina, arrivando, 50 metri dopo, alla buca dove era sepolto Luigi, giusto in tempo, scavando con le mani, per estrarlo ancora vivo dalla terra che aveva già visto la morte di suo padre. La storia potrebbe finire qui, ma in realtà ebbe un seguito, dopo gli eterni ringraziamenti di mia nonna, il ragazzo Tedesco tornò alla sua postazione, dove però venne messo agli arresti, perché aveva abbandonato il suo posto, con la minaccia di essere consegnato ad un battaglione di disciplina, qualche giorno dopo però, durante l’ennesima incursione degli aerei Alleati, venne colpito anche l’edificio dove era rinchiuso Kurt, che non se lo fece ripetere due volte di scappare e rifugiarsi nei boschi vicini, dove mia nonna divise con questo ragazzo venuto dalla Germania quel poco di cibo che aveva. Poi, finalmente, qualche mese dopo la guerra finì, e anche Kurt, da uomo libero, tornò a casa sua. Ricordo ancora con molto piacere la gioia di mia nonna e di mio padre, quando arrivava nella nostra nuova casa una cartolina o una lettera dalla Germania a firma di Kurt Hansen.
Io ho avuto il piacere di conoscere personalmente Kurt, in occasione, purtroppo, del funerale di mio padre nel 1998, l’ho sentito per telefono molto commosso nel 2002, alla morte di mia nonna Rosina e l’ho rivisto ad Heidelberg nel Baden-Wurtenberg, nel 2011 in occasione del suo funerale, e qui si conclude questa altra storia della mia famiglia.
Ironia della sorte nella mia nuova casa, collocata a quasi un 900 metri di distanza, c’è una finestra che ha la vista su quel campo ….. è dal 2002 che non viene aperta, perché altrimenti rivedo nella mia mente tutto quello che vi è successo, e onestamente è troppo doloroso per me, io preferisco ricordare i protagonisti di quei fatti in un altro modo.

Ciao,
Graziano. [SM=g27823]


[Modificato da Zanna63 01/07/2013 15:17]
"La vita è una maestra dura....ma impari....Dio se impari!"






01/07/2013 15:50
 
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Nn c'è la faccina giusta ma questa le somiglia... [SM=g10897]
Francesco

- Tutti avevano la faccia del Cristo
nella livida aureola dell'elmetto
Tutti portavano l'insegna del supplizio
nella croce della baionetta
e nelle tasche il pane dell'ultima cena
e nella gola il pianto dell'ultimo addio - Anonimo

01/07/2013 18:00
 
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Cavolo Zanna, ci avevi già raccontato questa vicenda, alle riunioni del Club, mi aveva nolto colpito, e oggi mi ha colpito ancora.

M.G.M.

01/07/2013 18:56
 
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Senza Parole, [SM=g27834].La generazione dei nostri nonni,genitori, ha patito la fame vera,la sofferenza,la morte,oggi ci preoccupiamo di cose talmente inutili e banali,che a volte mi vergosno della fortuna che abbiamo,ma che in fondo forse non meritiamo.Mi dispiace non poter condividere storie dei miei nonni,sono morti che io ero molto piccolo ,i ricordi di mia madre o dei miei zii, si racchiuaduno solo nella certezza che mio nonno insieme ad un fratello di mia nonna hanno combattuo in africa.Il nonno di mia moglie da quello che ricorda mio suocero invece in albania.La cosa che mi colpisce di più nei racconti dei miei genitori e di mio suocere è uguale per tutti,cioè che al ritorno dalla guerra, non erano più le persone che loro ricordavano,la guerra uccide anche dentro.Un saluto a tutti [SM=g2915747]
[Modificato da jonsbarbanera 01/07/2013 18:57]



Salutandovi indistintamente
Giovanni
01/07/2013 20:53
 
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Bella storia [SM=g27811]
http://augustomotolo.blogspot.it/
01/07/2013 21:04
 
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Grazie per aver condiviso questa storia [SM=g27811] [SM=g2758881] [SM=g2758881] [SM=g2758881]

Purtroppo queste storie molto spesso cadono nel dimenticatoio.
Piccole storie si, frammenti di vissuto, ma che nel loro insieme raccontano la vita di un intero paese e di come è fatto il suo popolo...
La storia, quella dei libri, è fatta anche e soprattutto da questi piccoli frammenti.

Saluti

Roberto
01/07/2013 21:53
 
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Una storia molto toccante,
ed hai fatto bene a condividerla con noi.
Così non sarà mai dimenticata.
[SM=g27811]


Chi non ha carattere non è un uomo, è una cosa.
(Chamfort)

Angelo
16/10/2013 09:05
 
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Leggo solo ora la storia grazie zanna x averla raccontata e condivisa con noi.
Fabio Barberini
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