Inizio il mio percorso nel Forum con questo progettino… un cannone leggendario. Non avete mai visto “1941” di Spielberg?
Il cannone antiaereo
Bofors da 40 mm è stata probabilmente l’arma antiaerea più longeva e più utilizzata di tutti i tempi. Prodotto in migliaia di esemplari durante la Seconda Guerra mondiale da Polonia, Gran Bretagna, Canadà, Stati Uniti e Australia (i sovietici svilupparono un cannone antiaereo di 37 mm., assai somigliante al
Bofors, nei fatti una copia), dovette essere un’arma di indiscutibile qualità, se la sua vita si è prolungata fino ai giorni nostri. Venne progettato e costruito dalla ditta svedese Bofors nei primi anni trenta e finì con l’equipaggiare molti contendenti della Seconda Guerra mondiale, tedeschi compresi. A partire dagli anni cinquanta le versioni del vecchio
Bofors da 40 mm. L/60 vennero attualizzate (anche se le trasformazioni non furono poi tante) e il cannone, così ringiovanito, venne adottato da moltissimi paesi, sino ad arrivare al più recente L/70 -designato come arma contraerea leggera standard della NATO- che continua in servizio attualmente. Tanto per fare un esempio, il M247 “Sergeant York” statunitense è equipaggiato con un paio di questi cannoni.
Eccolo qua! È il
Bofors da 40 mm. Mk I britannico, in questo profilo nell’assetto da trasporto, con la protezione metallica sul vassoio di alimentazione (si chiama così?). Questo esemplare sfoggia gli alimentatori elettrici per il tiro automatico, che il mio non avrà.
Un altro Mk. I
british, questa volta a Malta nel 1941. L’alimentatore elettrico è l’aggeggio sopra il piede dell’artigliere seduto. Questo esemplare sembra essere mimetizzato, cosa insolita per un
Bofors inglese.
Una delle fotografie ispiratrici del progetto. Finalmente un
Bofors senza alimentatori elettrici… Da qualche parte del fronte nordafricano, la didascalia dice che nel 1942.
Che io sappia, in scala 1/72 esistono pochi modelli del famoso
Bofors da 40 mm. Uno, il più veterano, è in realtà in 1/76 ed appartiene alla casa
Airfix. È uno stampo del 1976 e si nota. Non si può approfittare molto… L’unica nota positiva e che rende unico questo modello è che comprende anche il
Morris CDSW dell’esercito britannico, che venne ideato appositamente per rimorchiare questi cannoni.
Ci sono poi due modelii “artigianali”: il
Bofors di
Planet Model, in resina e fotoincisi, che conosco unicamente per riferimenti di Internet e che probabilmente è l’esemplare migliore e più particolareggiato in questa scala (ma anche il più caro) e un altro, di
Wespe Model, sempre in resina ma di minor qualità.
Gli ultimi modelli -questa volta di plastica- ad apparire sul mercato sono stati la versione di
Zvezda, della sua bella serie
Art of Tactic, e quello di
First to Fight, che riproduce magistralmente la versione polacca del
Bofors del 1939 (che è poi quella, di preda bellica, che usarono maggioritariamente i tedeschi). Con una documentazione minimamente dignitosa e coi diversi
aftermarket que esistono sul mercato, a partire da questi due ultimi modelli si può realizzare un lavoro veramente carino. Peccato che il
Bofors si veda così poco nei Forum di internet e nelle esposizioni. È vero che il mitico 88 tedesco è stata l’arma contraerea che ha fatto sognare generazioni di modellisti, però…
Il vecchio
Airfix con il nuovo
box art.
Il
Bofors di
Zvezda. Un modello più che onesto.
Quello polacco di
First to Fight, una vera chicca. Però è un modello assolutamente iniziale…
Per realizzare il mio modello, ambientato in un aerodromo britannico di fortuna da qualche parte nel deserto libico/egiziano (di quelli che passavano da uno all’altro dopo le offensive e contraffensive relative), ho utilizzato come base il pezzo di
Zvezda, buono nei dettagli, ed il cannone di
First to Fight, decisamente superiore a quello della ditta russa e con questo totalmente compatibile. Poi i fotoincisi di
Armory e i figurini di
Dan Taylor. Meno male che il modellismo è l’unico vizio che mi rimane, perché finora ho speso 35 euro per questo mini-progetto!
Mi spiace non poter farvi vedere gli sprue, perché l’ansia di cominciare a staccare i pezzi, limarli, pasticciarli e incollarli è stata più forte di qualsiasi considerazione di cortesia… Sarà per la prossima volta.
E queste sono le prime immagini della creatura. Manca il dettaglio dei cerchioni delle ruote anteriori (scrath)e i picchetti laterali che assicuravano al suolo il pezzo.
Et voilà! Cerchioni fatti! Le foto sono piuttosto orrende, mi rendo conto. Nonostante aver lavorato tutta la vita con la grafica, la fotografia non è il mio forte. Vivendo all'estero, anche il mio italiano si è un po' arrugginito in questi anni... Se cogliete qualche espressione strana, non stupitevi. Cercherò di migliorare.
Grazie per l'interesse.
Fabri