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LA MIA LINCE

Ultimo Aggiornamento: 09/09/2011 16:55
08/07/2011 17:04
 
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Ecco un estratto dell'articolo in questione. Tenete presente che è stato redatto almeno 15 anni fa e non è più stato aggiornato per quanto riguarda le notizie storiche... Ma può esservi comunque utile.

Un po’ di storia
Il nostro esercito necessitava di un veicolo da ricognizione leggero, maneggevole e veloce, dotato di una certa capacità di disimpegno ed in grado di operare eventualmente anche contro truppe nemiche non pesantemente armate. Le autoblindo a disposizione fino ad allora del regio esercito erano, senza contare le ormai obsolete Lancia IZ e Fiat 611, le AB 40, AB 41 e le camionette sahariane; si trattava di veicoli idonei al servizio di polizia coloniale e ricognizione pesante a largo raggio: non erano veicoli sicuramente caratterizzati da dimensioni contenute, da particolari doti fuoristrada e da un’agilità idonea all’impiego urbano.
La cattura in A.S. di un veicolo con tali prestazioni, un Daimler Dingo, diede ai nostri tecnici la possibilità di risolvere il problema "copiando fedelmente" la blindo inglese, installandovi però componenti meccaniche di produzione nazionale.
Il motore fu derivato da quello della celebre Lancia Astura, un V6 da 70cv che faceva raggiungere alla Lince, nonostante una massa pari a 35q., una velocità massima di 86 Km/h con un autonomia di circa 350 Km; la blindatura era prodotta dalla Ansaldo e variava dai 30mm dello scudo frontale, ai 14 mm delle pareti laterali della camera di combattimento: ciò assicurava la protezione dei due uomini di equipaggio contro il fuoco delle armi leggere.
Era armata con una mitragliatrice Breda mod. 38 cal. 8mm su supporto sferico ed una riserva munizioni di 2000 colpi.
I bombardamenti subiti dagli stabilimenti Lancia e quel che accadde l’8 settembre 1943 impedì la consegna ai reparti dei 250 esemplari prodotti fino ad allora che andarono invece ad equipaggiare unità tedesche e della RSI; la nuova blindo venne molto apprezzata ed utilizzata per ricognizioni, pattugliamenti ed operazioni anti partigiane.
Il modello
Qualche mese fa mi lasciai incuriosire da un articolo letto sul n° C5 della ormai introvabile rivista Storia Modellismo; dopo le ricerche storiche di rito, acquistai presso la Cri. El. Model di Roma un magnifico kit in resina in scala 1:35 della autoblindo lancia Lince (art. R028).

Come tutta la produzione recente di questa azienda, anche la Lince risultava ben imballata nella scatola "corazzata" e i pezzi assolutamente privi di bolle ed imperfezioni.
Solo di recente, osservando meglio i pezzi, ho riscontrato nel modello qualche piccola pecca a cui ho potuto porre rimedio facilmente.
Inoltre, a causa di una mia disattenzione, un errato stivaggio del kit, ha compromesso seriamente la camera motore, il cofano e la corazzatura laterale del modello. Praticamente ho dovuto ricostruire due terzi del modello; del kit infatti, ho mantenuto senza modifiche il serbatoio, le ruote, il telaio, i parafanghi e lo scudo frontale: il resto è stato tutto auto - costruito od ampiamente migliorato.
Per ottenere il risultato voluto, ho utilizzato i disegni, che ripropongo rivisti e corretti, tratti dalla già citata rivista.
Va raddoppiato lo spessore della blindatura anteriore.
Come noterete dalle tavole, il pavimento ed il telaio si presentano di forma molto semplice. Il sedile del mitragliere è fissato direttamente su una piattaforma rialzata sulla sinistra della camera di combattimento. Sulla destra, nello spazio lasciato libero dalla piattaforma, va posto il serbatoio. Questo in pianta ha una forma pentagonale non regolare: tre dei suoi lati seguono l’inclinazione e l’andamento della blindatura della camera di combattimento; degli altri due uno rimane parallelo alla mezzeria del pavimento, mentre l’altro, dovendo fungere da schienale al sedile del pilota, rimane "normale" all’asse dello sterzo.
Tenete comunque conto che in altezza il serbatoio giunge a non meno di 3 mm dallo spigolo della casamatta. Le due forme cilindriche, che potete vedere nel disegno in pianta, poste sul serbatoio, non sono altri che il tappo e la valvola di sfiato per i vapori della benzina. Noterete anche che il sedile del conducente, è fissato direttamente al pavimento in posizione obliqua: questo permetteva al pilota di guardare agilmente attraverso il visore posteriore e quindi di risparmiare tempo non costringendo il mezzo in pericolose manovre di inversione di marcia.
Dobbiamo oltretutto considerare il fatto che la Lince aveva la stessa velocità sia in retromarcia che in avanti. A lato del serbatoio è montata una cassetta che conteneva l’accumulatore elettrico ed in scala 1:35 ha dimensioni: mm10X8X6 c.a.
Da essa parte un cavo a grossa sezione che scompare dietro al serbatoio. Alla sinistra del sedile del conducente vanno posizionati il freno a mano e la leva di selezione del cambio (cambio automatico). Quest’ultima nella scatola di montaggio è sbagliata sia per le dimensioni che per la posizione: deve essere quindi ricostruita salvando di quella originale il pomolo e posizionata molto inclinata, quasi parallela al pavimento. Il freno a mano deve invece essere traslato di circa 2 mm in dietro rispetto la posizione originale. Nella parte anteriore dello scafo vanno posti i pedali e gli elementi che costituiscono lo sterzo. Alla destra del sedile del guidatore va posto il comando di regolazione dello stesso e alla sinistra i comandi con rinvio per lo starter ed avviamento. La pedaliera l’ho ricavata da avanzi di vecchie lastre foto incise. Il piantone dello sterzo è collegato al volante attraverso un rinvio a gomito inscatolato; la struttura assume una forma ad elle rovesciata simile a quella visibile sulle autoblindo tedesche. La parte di alberino connessa al volante è posizionata parallelamente al pavimento ed "appesa" allo scudo frontale della Lince; subito sotto di questo una prima scatola di rinvio trasmette la rotazione al piantone dello sterzo, che verticalmente , attraverso il pavimento, tra il pedale del freno e quello della frizione, muove gli elementi della scatola dello sterzo vera e propria e di conseguenza trasmette il tutto alle 4 ruote sterzanti. Costruirsi la struttura con un paio di sezioni di plastic-rod opportunamente sagomato è sicuramente più semplice da farsi che da dirsi.
Dopo aver incollato le cassette munizioni appena al di sotto del supporto mitragliatrice e dietro il sedile del mitragliere, procediamo a migliorare la Breda cal 8 mm aggiungendovi la struttura portante dell’arma ed il cannocchiale di puntamento con relativo supporto ed il poggiatesta al cannocchiale. A partire dalla piattaforma del mitragliere, sul pavimento, vanno incollate tre strisce larghe 1 mm di anti - sdrucciolo fotoinciso. Allo stesso modo, tutto intorno al sedile del mitragliere e seguendo il perimetro della piattaforma ad una distanza da esso di circa 1 mm, applicheremo una banda antiscivolo identica alla precedente.
A questo punto possiamo considerare terminato il pavimento e, dopo aver dipinto gli interni, potremo ricostruire le piastre laterali della camera di combattimento e della camera motore.
Delle piastre del kit ho riutilizzato solo le porzioni che presentavano incisi lo sportello di accesso e i visori laterali. Una volta assemblato ed incollato il tutto con dello stucco ho chiuso le fessure ed imitato le saldature. Gli interni si completano con le leve di apertura dei portelli e della porta di emergenza, essenzialmente due striscioline di plasticard sottilissimo formanti un semicerchio, con un pomello di forma allungata posizionato all’estremità superiore; vanno applicate sul lato sinistro dello sportello anteriore e di quello laterale del mitragliere, sul lato destro di quello del pilota e di quello posteriore. Andiamo poi a ricostruire con dell'acetato il blindo - vetro con relativi supporti dei due visori del conducente.
A questo punto non rimane altro da fare se non costruirsi con un sandwich di plasticard od un blocchetto di balsa il vano motore; una buona mano di stucco vi aiuterà a rendere il pezzo omogeneo. Non dimenticate di aggiungere al cofano le 4 maniglie di sollevamento, il grosso tappo del radiatore e posteriormente in basso, sulla grata di ventilazione, un piccolo gancio ad occhiello.
Se pensavate di aver terminato il modello vi sbagliate di grosso.
Come noterete dai disegni, le sospensioni della Lince sono alquanto complesse; una grossa molla inserita in una specie di " scatola", poggia su di un quadrilatero, dentro il quale è inserito l’alberino di trasmissione e il mozzo della ruota; il tirante dello sterzo si innesta direttamente proprio sotto il mozzo ruota. Quelle presenti nel kit sono molto ben scolpite, ma essendo stampate in un unico pezzo, hanno bisogno di essere svuotate e quindi completate con mozzo e albero di trasmissione.
Dopo aver incollato le sospensioni modificate ed assottigliato i parafanghi, incolliamo gli stessi nella giusta posizione.
La cassetta porta - attrezzi anteriore deve essere abbassata di circa 1mm prima di fissarla definitivamente ai parafanghi.
Il clacson non va’ incollato come da istruzioni, ma a ridosso della cassa porta – attrezzi e vi vanno aggiunti i due cavetti di alimentazione elettrica.
Il porta targa posteriore è sicuramente da rifare con del lamierino metallico sottile.
I fari anteriori in resina vanno svuotati o sostituiti con altri in plastica ( ho utilizzato quelli di una Kubel Italerei); non dimenticate di aggiungervi lampadine e vetri. Spesso comunque i fari venivano subito oscurati e quindi potete risolvere scolpendo con lo stucco le due apposite cuffie con feritoia.
Se assemblate il modello con i due portelloni superiori completamente aperti non dimenticatevi di ricostruire il complesso sistema di apertura:
sul portello posteriore c’è una lunga maniglia che scorre al centro e connessa ad una barra trasversale attraverso un supporto curvo, che viene ruotata in avanti per spingere in alto e all’indietro il portello inferiore onde aprirlo completamente.
Dopo aver aggiunto l’antenna rigida sul lato destro della camera di combattimento, pulito e migliorato le marmitte ed aggiunte le valvole per il gonfiaggio alle ruote, siete pronti per la verniciatura:
le pareti interne della camera di combattimento vanno dipinte, come il serbatoio , le riservette munizioni ed il cruscotto in bianco.
In nero vanno dipinti invece lo sterzo e la pedaliera. L'accumulatore e la radio vanno dipinti in grigio verde.
Nelle autoblindo italiane il pavimento era lasciato in metallo naturale, ma per non renderlo troppo irreale, ho preferito colorarlo di un bel grigio scuro e passato poi con un pesante dry-brush di gun-metal . I sedili vanno dipinti in nero la parte superiore ed il resto in un canapa scuro per imitare il colore della tela bigia.
La mimetica italiana del periodo era costituita da un fondo in verde scuro italiano con applicate macchie di media grandezza e non troppo nitide di marrone rossiccio e contornate da un giallo scuro. In alcune fotografie si nota anche che il giallo scuro formava una sorta di ragnatela molto sottile …
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