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NAVE DA BATTAGLIA RN GIULIO CESARE 1942

Ultimo Aggiornamento: 17/03/2016 15:19
14/12/2013 15:43
 
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NAVE DA BATTAGLIA RN GIULIO CESARE

La corazzata Giulio Cesare fu un'unità della Regia Marina che servì in entrambe le guerre mondiali. La nave, insieme alle unità gemelle Cavour e Leonardo da Vinci, costituiva la Classe Conte di Cavour.

L'unità era intitolata al condottiero e dittatore romano Gaio Giulio Cesare.

La nave, varata il 15 ottobre 1911, venne completata il 14 maggio 1914 ed aveva un dislocamento a pieno carico di oltre 25.000 tonnellate.

Nel corso degli anni venti l'unità fu sottoposta a vari lavori di ammodernamento e l'armamento antiaereo subì delle lievi modifiche con la sostituzione di sei cannoni da 76/50mm, con altrettanti da 76/40mm[15] di più moderna concezione e la sostituzione dell'albero anteriore tripode con un albero quadripode a sostegno di una centrale telemetrica più alta che ne modificava il profilo.

Nel 1925 sull'unità venne imbarcato un idrovolante da ricognizione Macchi M.18, che venne sistemato sul cielo della torre centrale in un'apposita sella brandeggiabile per potere orientare il velivolo secondo la direzione del vento. L'aereo veniva messo in mare ed issato a bordo per mezzo di un albero di carico. Nel 1926 per il lancio dell'idrovolante era stata anche installata una catapulta.

Il 12 maggio 1928 la nave venne posta in disarmo a Taranto e dal 1928 al 1933 utilizzata come nave d'addestramento per gli artiglieri.

Nell'ottobre del 1933 lasciò La Spezia per rientrare in cantiere fino al 1937 per un radicale riammodernamento.

I lavori di ricostruzione vennero affidati ai Cantieri del Tirreno ed effettuati negli stabilimenti di Genova.

La ricostruzione lasciò inalterato solo il 40% della struttura originale, riutilizzando in pratica solamente lo scafo e la corazzatura di murata, per il resto si trattò di una trasformazione radicale, con potenziamento dell'armamento, aumento del dislocamento e della potenza dell'apparato motore. Le modifiche cambiarono il profilo della nave e ne aumentarono le capacità di combattimento.

Al termine della guerra, in ottemperanza alle clausole del trattato di pace, la corazzata venne ceduta all'Unione Sovietica, come risarcimento per danni di guerra. Il trattato prevedeva che le navi destinate alla cessione, fossero cedute in condizione di operare e pertanto prima della cessione l'unità venne sottoposta ad alcuni lavori, effettuati nel Cantiere navale di Palermo.
Le dure condizioni imposte dal trattato di pace riguardo alla flotta, divisa tra i vincitori e con notevoli limitazioni per il futuro, portarono nel dicembre del 1946 alle dimissioni del Capo di Stato Maggiore della Marina Ammiraglio Raffaele de Courten, che si dimise in segno di protesta contro le condizioni imposte dal Trattato, che non tenevano in conto nel modo dovuto del leale atteggiamento tenuto dalla Marina per tutto il periodo della cobelligeranza sin dal momento dell'armistizio.[50]

La cessione delle navi alle nazioni vincitrici, ed in particolare all'Unione Sovietica, dove si trovavano ancora migliaia di prigionieri di guerra italiani, creò un gran fermento fra gli equipaggi della Marina Militare e sdegno in tutta Italia, al punto che durante gli ultimi mesi prima della consegna vennero prese eccezionali misure di sorveglianza mediante ronde, sia sulla banchina che in tutto il porto, ed intorno alle carene delle navi destinate ad essere cedute avvenivano continue ispezioni subacquee, con immersioni di palombari ogni trenta minuti, nel timore che vi potessero essere applicate cariche esplosive in grado di provocarne l'affondamento. Tra le unità da cedere ai sovietici ad essere maggiormente indiziate di essere oggetto di sabotaggio erano la corazzata Giulio Cesare e la nave scuola Cristoforo Colombo e venne anche scoperto che appartenenti ai FAR e reduci della Xª MAS avevano pianificato l'affondamento del Cristoforo Colombo, che era un mito per tutti i marinai, avendo addestrato generazioni di ufficiali e che bisognava sottrarre all'onta della cessione allo straniero.
I sovietici avevano cercato di ottenere una delle due moderne corazzate Littorio, che non essendo state ritirate da Stati Uniti e Inghilterra, cui erano state assegnate, furono lasciate all'Italia con la clausola che sarebbero state demolite. I sovietici, non essendo riusciti ad ottenere nessuna delle due moderne unità, pretesero che alle due corazzate fossero tagliate, con la fiamma ossidrica, le volate dei cannoni e distrutte, a colpi di mazza, le pale delle turbine.

La nave, partita verso la sua nuova base di Sevastopol' il 15 febbraio insieme ai due battelli, Marea (Z 13) e Nichelio (Z 14), raggiunse la sua destinazione il 26 febbraio e, il 5 marzo 1949 venne ribattezzata Novorossijsk ed inquadrata nella Flotta del Mar Nero.

L'affondamento

la sera del 28 ottobre 1955 tornata da un viaggio di partecipazione alle celebrazioni del centenario della difesa di Sebastopoli venne ormeggiata ad una boa nella baia di Sebastopoli a 300 metri dalla riva, di fronte ad un ospedale. Alle ore 1:30 della notte del 29 ottobre, un'esplosione, della potenza stimata di 1 200 kg di TNT sotto lo scafo squarciò tutti i ponti dalla corazzatura inferiore fino al ponte del castello di prua. Si calcola che al momento dell'esplosione persero la vita dai 150 ai 175 uomini dell'equipaggio che si trovavano nella zona della deflagrazione.

Sul ponte del castello di prua il foro misurava 14 x 4 metri. L'esplosione fu talmente forte da essere registrata anche dai sismografi della Crimea.

La nave affondò lentamente dalla prua, capovolgendosi sul lato sinistro, alle 4:15 di notte, 2 ore e 45 minuti dopo l'esplosione, quando aveva già imbarcato più di 7 000 tonnellate di acqua, con centinaia di marinai, che si trovavano sul ponte, caduti in acqua e coperti dallo scafo della corazzata. Il capovolgimento venne accelerato dall'allagamento dei ponti, causato dall'equipaggio stesso, per evitare l'esplosione dei restanti depositi di munizioni. La nave è rimasta 18 ore in questa posizione con l'albero piantato nel fondale e alle 22:00 lo scafo era completamente scomparso sotto l'acqua, con centinaia di marinai intrappolati nei compartimenti della nave. Fu il più grande disastro nella storia navale russa, aggravato dall'imperizia dell'equipaggio e dall'impreparazione dei soccorritori e degli ufficiali della nave stessa, la quale avrebbe potuto essere rimorchiata ad insabbiarsi in bassi fondali, evitando così il capovolgimento, con la conseguenza che la maggior parte delle vittime rimasero intrappolate nei compartimenti della nave. Dato il tempo trascorso tra l'esplosione ed il capovolgimento della corazzata, l'equipaggio avrebbe potuto essere evacuato. In seguito al capovolgimento della nave, intervennero imbarcazioni minori e di salvataggio, recuperando dalle acque gelide molti superstiti. I sommozzatori riuscirono a recuperare due uomini rimasti intrappolati in una sacca d'aria, mentre altri sette furono salvati mediante il taglio di un foro nella zona poppiera.

L'affondamento causò la morte di 604 marinai, tra cui anche alcuni marinai delle squadre di soccorso, cinque dei quali dell'incrociatore Molotov, che persero la vita quando la corazzata Novorossijsk si capovolse.

Il Cremlino sostenne in un primo momento che la tragedia fosse stata innescata da alcuni incendi accidentali a bordo, ma a causa del clima politico della guerra fredda il fato della Novorossijsk rimase oscuro fino alla fine degli anni ottanta, ed ancora oggi le cause dell'esplosione sono poco chiare, in quanto le informazioni su ciò che è accaduto alla corazzata non sono state completamente declassificate.

Per chiarire le cause dell'esplosione venne immediatamente istituita una commissione governativa che il 17 novembre 1955 presentò le sue conclusioni al Comitato Centrale del PCUS.

La colpa dell'enorme perdita di vite umane venne direttamente addossata alle azioni incompetenti del comandante della flotta, il vice ammiraglio Parchomenko, che rifiutandosi di abbandonare la nave invitò tutti a ritornare alle loro postazioni, assicurando che la nave non correva alcun pericolo.

Oltre ad aver sottostimato il pericolo in cui era la nave, Parchomenko non conosceva le condizioni del fondale, avendo creduto che la differenza tra la profondità del mare (17 m) e la larghezza della nave (28 m) avrebbe impedito il capovolgimento, invece lo strato superficiale del fondo, composto di fango morbido per una profondità 15 metri, non offrì alcuna resistenza. Venne riportato che, durante questa situazione critica, il comandante mostrò boria e calma priva di fondamento e che espresse anche il desiderio di «andare a farsi un tè».[57]

Il rapporto della Commissione sottolineava alcuni esempi di coraggio e di vero eroismo dei componenti dell'equipaggio, vanificati dal comportamento di Parchomenko.

La causa ritenuta ufficialmente come più probabile è l'esplosione di una RMH magnetica deposta dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale che, urtata da un'ancora, secondo il parere dell'ingegnere navale e militare storico Oleg Teslenko,[57] detonando avrebbe causato la successiva esplosione del serbatoio di carburante utilizzato per il rifornimento delle lance imbarcate.[63] Nei due anni successivi i sommozzatori trovarono 19 mine magnetiche sul fondo della baia di Sebastopoli; undici di queste avevano una potenza corrispondente a quella dell'esplosione sotto la Novorossijsk, e tre di esse si trovavano ad una distanza di meno di 50 metri dal luogo dell'esplosione. Vi sono comunque molti dubbi su questa spiegazione. Il luogo dove si trovava la Novorossijsk era stato considerato ripulito, era già stato utilizzato più volte da altre navi e le ultime indagini erano state condotte nel periodo 1951-1953. Alcuni esperti dicono che l'innesco elettrico delle mine magnetiche non avrebbe più potuto funzionare dopo 11 anni, a causa del tempo massimo di vita delle batterie (che era di 9 anni). Alcuni esperti ritengono che le dimensioni del cratere sul fondo (profondo 1 - 2,1 m) sono troppo piccole per una mina di queste dimensioni. D'altra parte il danno alla nave fu notevole, e secondo alcuni ricercatori equivalente a 5 000 kg di TNT; inoltre, essendo la nave ormeggiata ad una boa, non aveva dato fondo all'ancora.

Una spiegazione più teatrale è l'ipotetica vendetta da parte di ex membri della Xª Flottiglia MAS di Borghese per il trasferimento di una corazzata italiana all'Unione Sovietica, mediante una loro missione segreta; ci sarebbero rapporti secondo i quali non molto tempo dopo un piccolo gruppo di sommozzatori italiani avrebbe ricevuto delle decorazioni militari. Il sabotaggio sarebbe stato effettuato o piazzando sotto la chiglia una carica di esplosivo o con un siluro lanciato da un minisommergibile penetrato nella rada.[62] Il tipo di squarcio secondo gli esperti sembra escludere, anche se non del tutto, l'ipotesi siluro. Gli uomini ed i mezzi per il sabotaggio sarebbero stati condotti sul posto da alcune navi mercantili italiane che in quel periodo si erano recate nei porti della Crimea, ed inoltre gli uomini della Xª MAS avevano una perfetta conoscenza della zona per avervi operato durante il secondo conflitto mondiale. Lo storico russo Nikolaj Cerchašin[64] a sostegno di questa ipotesi, nota in un articolo scritto sulla rivista Soveršenno sekretno (cirillico: ?????????? ????????) che la corazzata nei lavori di ristrutturazione era stata allungata di dieci metri con l'aggiunta di una nuova sezione a prua, ed aveva il suo punto debole nella congiunzione del vecchio scafo con i nuovi elementi strutturali di prua, punto in cui è avvenuta l'esplosione; e che gli incursori che avrebbero attuato il sabotaggio avrebbero probabilmente avuto conoscenza dei punti di debolezza strutturale della nave, piazzando proprio in uno di quei punti una carica di tritolo. Comunque non ci sono prove solide a conferma di questa ipotesi, smentita anche dall'ammiraglio Gino Birindelli (che secondo questo storico russo sarebbe stato tra i componenti del gruppo che avrebbe effettuato il sabotaggio), e che ha commentato la storia della romantica vendetta italiana come "un'altra patacca venduta da un russo".

L'ipotesi di un sabotaggio straniero tira in ballo anche gli inglesi, che avrebbero organizzato l'azione servendosi anche di uomini-rana italiani, nel timore che la corazzata potesse essere equipaggiata con armi nucleari, e per il fatto che alla fine di ottobre del 1955 una squadra navale britannica avrebbe svolto esercitazioni nell'Egeo e nel Mar di Marmara.


SCHEDA TECNICA 1941

Descrizione generale


Tipo nave da battaglia
Classe Conte di Cavour
Proprietario/a Regia Marina
Costruttori Cantieri del Tirreno
Cantiere Cantieri del Tirreno di Genova
Impostata Ricostruito dal 25 ottobre 1933
Completata 1 giugno 1937
Entrata in servizio 1 ottobre 1937
Radiata 15 dicembre 1948
Destino finale Ceduta all' URSS il 6 febbraio 1949
Caratteristiche generali
Dislocamento standard: 28 800 t
a pieno carico: 29 100
Lunghezza 186,4 m
Larghezza 28 m
Pescaggio 10,4 m
Propulsione Vapore:
8 caldaie Yarrow
2 turbine Belluzzo/Parsons
2 eliche
Potenza 93 000 hp

Velocità 28 nodi
Autonomia 3 100 miglia a 20 nodi
Equipaggio 1 236 uomini
Armamento
Armamento artiglieria:

10 cannoni da 320/44 mm
(2 torri binate + 2 torri trinate)
12 cannoni da 120/50 Mod. 1933 in 6 torri binate
8 cannoni da 100/47 mm in 4 torri binate
8 cannoni AA da 37/54 mm
12 mitragliere da 20/65 mm

Corazzatura verticale 280 mm
orizzontale 135 mm
artiglierie 280 mm
torrione 260 mm
Note
Motto Guai agli inermi!

fonte wikipedia








[Modificato da AKAGI54 14/12/2013 16:01]
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autocostruzione dell'albero maestro mancante nel kit e della coffa

14/12/2013 21:32
 
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primi colori applicati al ponte principale...

15/12/2013 10:28
 
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la nave come si presentava fino al dicembre 1941 prima dell'applicazione della mimetica che faro' subito dopo queste foto............







15/12/2013 18:48
 
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sta venendo su molto bene, complimenti!
per le bande rosse hai usato del normale nastro adesivo per effettuare le mascherature?
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molto molto molto bella!

Enrico
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le bande rosse sono fatte a mano libera,
ho soltanto tirato con il lapis, le relative linee parallele che poi ho riempito del rosso
non e' possibile usare il nastro adesivo per via dei particolari presenti in rilievo, stampati sul ponte

grazie
Massimo
16/12/2013 09:30
 
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questa e' la seconda mimetica portata dalla nave dal maggio 1942,
nel mese di agosto subira' una lieve variazione con l'aggiunta di bande di un colore chiaro...........







16/12/2013 19:04
 
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Complimenti, bella la presentazione e la realizzazione del modello.. [SM=g2915736]
20/01/2014 21:24
 
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grazie a panzer tiger, gli incoraggiamenti ci vogliono sempre

saluti
Massimo
21/01/2014 00:00
 
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Complimenti,come al solito lavoro completo.

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"...Non ci si puo' fermare...l'Azione e' inevitabile..."
24/01/2014 22:34
 
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Età: 61
Bellissima, complimenti.
Silvio
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Inattivo da molti anni, riprendo questo bellissimo hobby.
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