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I cerini

Ultimo Aggiornamento: 16/08/2015 11:32
04/07/2013 01:11
 
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Traumi di bimbi
Mia madre e' nata a Monza nel 1940. A Gennaio. Viveva in Via Manara in una corte. Il padre lavorava come operaio specializzato a Sesto S. Giovanni. Aveva perso un polmone durante il servizio di leva. Alpino. Durante un campo invernale.
Quando c'erano i bombardamenti, si rifugiavano in cantina. Ai tempi non sapevano quali fossero gli obiettivi. Cercavano di colpire fabbriche e scali ferroviari. Ma chi stava sotto aveva la sensazione colpissero alla cieca. Così, non appena passava "Pippo" -l'aereo che anticipava le ondate di bombardieri -, si scappava la' sotto. Le donne pregavano e si orinavano addosso. I bambini, inizialmente, pensavano a una sorta di gioco. Poco distante c'era un pozzo (o un canale). I boati arrivavano fino a là. Si pensava che, in caso ne fosse caduta una vicino, l'acqua sarebbe arrivata dentro quel rifugio. A due passi sorgeva la Villa Reale. Quindi, zona pericolosa.

Così, gli uomini della corte, decisero di utilizzare le poche ore di riposo per scavare buche nel parco di Monza - cosa che mi sembra strana. Probabilmente, nella zona tra il rondò e Lissone, allora una distesa di campi.
Là si correva in caso di pericolo. Un metro forse scarso, coperto di graticci. La sensazione che penso provassero e' simile a chi, colpito da uno sciame sismico, si allontana dai caseggiati convinto che in campagna il rischio sia annullato.

Là si doveva trovare mia madre quando bombardarono Milano. So solo che, quando fini', mio nonno la prese in braccio e, sportosi dal precario rifugio, vide in lontananza fiamme e fumo. Non sono riuscito ad identificare quale fosse il bombardamento. Mio nonno raccontava che era a Sesto quando bombardarono Gorla. Lui si getto' a terra dietro un albero. Sentì il bombardamento steso in quel punto. Le scheggie ovunque, sulla sua testa. Qualcuna si conficco' anche nel tronco sopra di lui.
Tornato a casa, mia madre ricorda che si rivolgeva alla moglie e rièpeteva "tutti quei bambini..."
Quindi, non era quello.
La cosa che mi ha sempre lasciato perplesso non e' tanto il racconto, il ricordo della cantina o delle fosse. E' il fatto che avesse sì e no quattro anni. Ma descrive ancora oggi, che ne ha 73 e mezzo, quei momenti con una lucidita' che ti attenderesti da un giovane di 14 anni...
Per tutta la vita mia madre non ha mai acceso un cerino. Odia i botti. Lo scherzo piu' crudele di noi figli malnati, sapendo questa fobia, e' stato sempre far esplodere i sacchetti di carta. Si stringe ancora nelle spalle, strizzando gli occhi. Persino un accendino la spaventa.
Un trauma nato 70 anni fa...

Mio padre abitava invece in Via Laghetto. Per chi conosce Milano, e' la via adiacente all'attuale sede dell'Universita' Degli Studi. Per assurdo, quattro mesi fa ci si e' laureta la piccola di casa. Ma allora era conosciuto come Ca' Granda (la grande casa). Era l'Ospedale Maggiore di Milano.
Fu raso al suolo. Ma e' una Storia che vorrei raccontarvi con calma in un'altra occasione....
[Modificato da PanzergrilloII 04/07/2013 01:15]
Memento ea simulacra esse...
(Ricorda che son solo modelli...)
04/07/2013 08:57
 
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Bella storia di vita vissuta da chi c'era, grazie. [SM=g27811]
Ciao,
Graziano. [SM=g27823]


"La vita è una maestra dura....ma impari....Dio se impari!"






19/04/2015 15:58
 
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Triste storia :(
29/04/2015 14:12
 
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Grazie un bellissimo racconto....
16/08/2015 10:24
 
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IL CERINO
E' sempre positivo condividere con gli amici
del Forum queste esperienze vissute dai nostri
vecchi. Ciao e grazie. Brunetto.
[SM=g2915747]
16/08/2015 11:32
 
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Moderatore
Grazie per quanto hai condiviso.

Hauptmann Guglielmo Embriaco, Carro 111 , Plotone Zena , Compagnia Genova , Abt Cycnus.

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