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Trucks & Tank Magazine

Ultimo Aggiornamento: 31/08/2016 23:02
20/12/2013 15:37
 
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Trucks & Tank Magazine n.40

Con un poco di pungente sarcasmo definirei il numero in oggetto uno specchietto per le allodole. L’articolo cuore della rivista è un lungo trattato sui carri sovietici che equipaggiarono i paesi appartenenti al Patto di Varsavia. Non sono molto interessato a tale soggetto ma confesso di aver letto l’articolo con crescente interesse anche grazie alle maggiori conoscenze acquisite sui corazzati sovietici postbellici compresi quelli della classe pesante Josef Stalin. Comunque sia, l’editore, probabilmente consapevole del minore appeal della rivista verso il lettore a causa del soggetto di tale articolo, ha inserito articoli secondari di maggior richiamo primi fra tutti quelli sul Sdkfz. 251/9, l’A37 Comet ed i Pak-44 Krupp e Rheinmetal. Il problema di fondo è che questi ultimi risultano poco approfonditi tanto che quello dedicato ai cannoni da 128mm occupa sole quattro pagine. L’acquisto di questo numero è, quindi, per me consigliabile ai soli lettori affezionatissimi. Per gli interessati allo Stummel è decisamente meglio rivolgersi al numero speciale dedicato ai Sdkfz. 251 e 250 pubblicato proprio questo mese dallo stesso editore, mentre per il Pak-44 ed il Comet è meglio aspettare o acquistare altro.
[Modificato da .Bender. 20/12/2013 15:39]
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Trucks & Tank Magazine n.41 – Janvier/Février 2014

Personalmente ritengo che gli articoli più interessanti di questo numero di “Trucks & Tanks” non siano quelli richiamati nella copertina dello stesso. Il lungo dossier dedicato ai carri impiegati dal DAK in Africa settentrionale non risponde, a mio parere, alle aspettative del lettore. Tralasciando, infatti, i profili offerti nel testo, l’articolo è più che altro una cronaca per sommi capi dei combattimenti avvenuti in tale teatro operativo dal 1941 al 1943. I vaghi accenni al potenziamento progressivo delle prestazioni dei carri dell’asse relativamente ad armamento e protezione/mobilità, non impediscono al lettore di convincersi che il testo proposto pecchi di superficialità proprio su quei temi che, invece, sottintende il titolo “Les chars de l'Afrika-Korps au combat”. Di fatto mancano dei racconti circostanziati che possano realmente far cogliere l’importanza della presenza di uno specifico veicolo corazzato nel determinare l’esito di una particolare battaglia o scontro locale. Senza biasimare le dovute pagine dedicate al noto impiego dei Tiger I in Tunisia, resta evidente che sarebbe stato opportuno approfondire le conseguenze dell’aggiungersi del Panzer IV Ausf. F2 e Ausf.G al parco veicoli del DAK, con descrizione dell’efficacia degli stessi in un teatro operativo tanto particolare. Tale evento, invece, è solo citato in poche righe all’interno di un articolo che, a conti fatti, risulta un racconto superficiale della guerra d’Africa.
Non brillano per ampiezza di testo e di informazioni nemmeno i due articoli dedicati il primo ai sistemi lanciarazzi impiegati nella Seconda Guerra Mondiale da tutti i belligeranti, il secondo ai Quad inglesi. Quest’ultimo è comunque degno di nota in quanto affronta un argomento raramente trattato ed ingiustamente sottovalutato considerando l’importanza di tali trattori d’artiglieria in seno all’esercito inglese. Il testo ed i profili tecnici presentati rappresentano un buon punto di partenza per chiunque volesse inoltrarsi nella panoplia di Quad prodotti nel corso della guerra (23 sono solo i modelli principali individuabili).
Vere e proprie chicche inaspettate sono due articoli all’interno della rivista in oggetto, il primo dei quali (non citato in copertina) riguarda l’E10. Recentemente è stato scritto molto, anche dallo stesso editore Caraktère, sui carri della serie E progettata dai Tedeschi per standardizzare la componentistica dei propri corazzati; ciononostante questo articolo si distingue per chiarezza espositiva ed approfondimento pur essendo condensato in poche pagine. Il secondo articolo è dedicato al Pak-43 ed anch’esso offre innumerevoli informazioni e spunti di riflessione su quello che fu il miglior cannone anticarro dell’ultima guerra. Non mancano di essere trattate anche le versioni semplificate di tale arma, ibridi improbabili come quello generato dall’utilizzo dell’affusto di cannoni sovietici da 152mm o, ancora, una descrizione accompagnata da alcune sorprendenti foto del sistema di caricamento automatico sviluppato sul finire della guerra ma mai impiegato operativamente.

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Grazie Bender,bellissime recensioni!
Scusa il ritardo della domanda...l'articolo dedicato ai carri sovietici post-1945 del n°40 merita l'acquisto della rivista?
sono trattati argomenti particolari o è solo un'esposizione dei vari carri(T54-T55-T62 ecc..)con informazioni recuperabili ovunque?
Dario
23/01/2014 09:49
 
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Ciao Dario,
mi è un po' difficile rispondere alla tua domanda in modo obiettivo in quanto non sono assolutamente un esperto della materia "carri sovietici post '45" e, quindi, l'articolo mi ha dato molte informazioni nuove ed interessanti ma non so dire quanto siano originali rispetto a testi specifici. Di sicuro posso dirti che si tratta di un reportage di numerose pagine, ben illustrato e scritto. Anche da ignorante, leggendo il testo, si coglie il serio approfondimento che vi sta alla base. Detto questo, ripeto, non so dire come possa giudicarlo un esperto della materia.
Spero di esserti stato comunque utile.
[SM=g27811]

[Modificato da .Bender. 23/01/2014 09:49]
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Utilissimo ci mancherebbe!
Prenderò il numero in questione,dalle tue recensioni in ogni caso sembrano volumetti molto ben fatti con articoli molto interessanti
Grazie ancora!
Dario
04/05/2014 23:07
 
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Trucks & Tank Magazine n.42 - Mars/Avril 2014

L’articolo fulcro del presente numero della rivista in oggetto è dedicato alla nascita del concetto, sorto dall’esperienza bellica delle due guerre mondiali, di Main Battle Tank. Con MBT si intende il carro armato incarnante l’equilibrio migliore fra gli elementi del trittico corazza-armamento-motorizzazione. Più tale rapporto si avvicina all’eccellenza, più il veicolo che lo incarna è dotato di una polivalenza in grado di offrire la supremazia tattica all’esercito che lo allinea fra le proprie file. L’articolo esamina il percorso posto in essere dai principali belligeranti nell’ultimo conflitto per coglierne i passi che li portarono, nonostante errori o scelte più o meno dettate dalle necessità contingenti, a comprendere l’importanza dei MBT ed ad equipaggiare con essi i propri eserciti postbellici. L’articolo conferma il Panther come il carro armato che, nel corso della seconda guerra mondiale, più si avvicinò al moderno MBT tracciando la via per questi ultimi ma rimanendone ancora estraneo a causa di un cannone specializzato nella lotta anticarro e, conseguentemente, scarsamente efficace in un ruolo di supporto alla fanteria. Il testo, in ogni caso, non è dedicato a quest’ultimo ma al contrario esamina i carri armati in dotazione ad Inghilterra, USA, URSS e Germania per individuare in essi i germi del MBT ed i differenti modi in cui gli ingegneri di tali paesi cercarono di percorrere, più o meno coscientemente, la via che avrebbe portato al Centurion, al Patton ed al T-54.
Si aggiungono al precedente articolo, un servizio sul pessimo Radschlepper Ost che dimostra l’assurdità di alcune scelte produttive tedesche e, se ce ne fosse ancora bisogno, da ulteriore conferma di come Porsche rappresentò una colossale perdita di tempo e di risorse per la Germania in guerra; ed un reportage molto ben fatto sull’Hummel, dotato di testo esauriente, ottimi disegni tecnici ed interessanti fotografie (personalmente non ero al corrente del fatto che sul finire della guerra fu prevista la produzione del Hummel-Wespe armato di 105mm).
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Porsche ha avuto un grande merito: ha saputo trovare il punto G di hitler e lo ha sfruttato portando avanti progetti che han drenato soldi e risorse al reich..... sieg heil a tutti e due


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Fiero di essere modellista senza padrone
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Mai parole furono più vere! [SM=g27828]
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Trucks & Tank Magazine n.43 - Mai/Juin 2014

E’ difficile giudicare il valore del numero in oggetto della rivista “Trucks & Tanks”. I tre principali articoli che lo compongono sono dedicati, il primo, al ruolo dello Stug. III nell’esercito tedesco, il secondo ad una disamina delle ragioni alla base della realizzazione dello Jagdtiger ed il terzo allo sviluppo dei carri pesanti russi. Si tratta di tre materie già affrontate ed ampiamente esposte in precedenti pubblicazioni della casa editrice Caraktère di cui, in alcuni casi, ho già avuto modo di parlare in recensioni precedenti. I tre articoli inseriti in questo numero di “Trucks & Tanks” sono, quindi, dei semplici sunti. Essendo, poi, argomenti ampi e complessi, si tratta inevitabilmente di riassunti incompleti che forniscono solo informazioni basilari. Ne deriva la sostanziale inutilità di essi per chi ha già avuto modo di leggere le approfondite pubblicazioni precedenti (ad esempio: « Trucks & Tanks Magazine » Hors-Série n.8 - StuG III et StuH) mentre, al contrario, sono una utile lettura di approccio per chi fosse interessato all’argomento ma non fosse in possesso di quanto proposto precedentemente al pubblico. Parziale eccezione è l’articolo sui carri pesanti russi. Partendo dai carri multi-torretta, esso arriva ad offrire una interessante disamina di tutti i progetti e prototipi che, estremo sviluppo della famiglia dei KV, rappresentarono gli anelli di giunzione con la classe dei JS. I carri pesanti russi non sono, ovviamente, nuovi a trattazione ma questo articolo resta assai interessante in quanto offre una sorta di albero evolutivo schematico ma ben descritto dei modelli proposti e delle diverse opzioni prese in considerazione dai tecnici e militari russi prima e dopo l’Operazione Barbarossa.
Un’ultima nota relativa all’articolo sullo Stug.III, esso mi ha fatto scoprire che nel novembre 1941 il DAK ricevette 3 Stug. III Ausf.D. Inizialmente destinati al Sonderverband 288 per missioni speciali, furono poi allocati alla 90. Leichte Panzer-Division e combatterono ad Gazala, Bir-Hacheim ed El –Alamein.
Completano la rivista articoli sui carri di Saddam Hussein, il Flammpanzer II ed un confronto fra i carri leggeri M3 Stuart e Type 95 Ha-Go.


[Modificato da .Bender. 06/01/2015 23:48]
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07/01/2015 11:34
 
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Re:
.Bender., 06/01/2015 23:48:

Trucks & Tank Magazine n.43 - Mai/Juin 2014

Si tratta di tre materie già affrontate ed ampiamente esposte in precedenti pubblicazioni della casa editrice Caraktère di cui, in alcuni casi, ho già avuto modo di parlare in recensioni precedenti.



seguo con interesse questo 3d in quanto sono abbonato sia a TNT, sia a Ligne de Front, sia a Batailles et Blindées, (tutte nelle versioni HS e bimestrale) oltre che Militaria HS, ed altre.
Purtroppo come dici giustamente spesso gli srticoli sono rifacimenti-arrangiamenti di articoli precedenti, mentre il valore documentario (sia storico che modellistico) varia notevolmente da articolo ad articolo.

Ritengo che tu, con le tue precise e puntuali recensioni, svolga un'opera meritoria per coloro che non siano fanatici come me e vogliano acquistare SOLO quei numeri che propongono soggetti di specifico interesse e con articoli di valore, tralasciando l'ovvio e il superficiale.

Mi permetto di segnalare due numeri di Batailles et Blindées HS: il N. 14 ed il N. 16 dedicati alla storia operativa dei vari Tiger Abteilungen (dal 501 al 510,) dei tre panzerjager abteilungen, dei 3 SS Tiger abtelungen.....etc. Sono testi che ben si affiancano, e possono sostituire, i due volumi di "Tigers in combat" di W. Schneider.

ciao.


07/01/2015 15:05
 
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Re:
madmacs, 05/05/2014 01:28:

Porsche ha avuto un grande merito: ha saputo trovare il punto G di hitler e lo ha sfruttato portando avanti progetti che han drenato soldi e risorse al reich..... sieg heil a tutti e due



assolutamente vero. Ferdinand Porsche ebbe idee di avanguardia incongrue con le possibilità tecnico-produttive della Germania in guerra. Basta pensare alla trazione diesel elettrica dei Tiger da lui proposta: in un paese che già cominciava a scarseggiare di metalli industriali e di carburante lui proponeva un sistema che richiedeva grandi quantità di rame e una maggior disponibilità di carburante per distanza percorsa rispetto alla trazione a benzina del Maybach. Senza parlare delle sospensioni del Tiger II...ciao.




07/01/2015 17:52
 
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Ciao Paparoberto,
ti elogio sia per aver colto lo scopo di fondo di queste mie brevi recensioni sia per essere abbonato fedele delle edizioni Carakter!
Io non arrivo ancora a tanto ma temo che sarò costretto a farlo vista la chiusura delle Messaggerie Musicali a Milano che era mio fornitore di fiducia per la stampa internazionale...

Concordo con te sul fatto che in linea di massima le pubblicazioni Carakter siano mediamente di altissimo livello. Assoluta invidia per i cugini d'oltralpe che possono acquistare in edicola pubblicazioni del genere.

Ciò non significa che tutto sia oro colato. Alcuni numeri abbassano la media e, ritengo, soprattutto T&T e Ligne de Front soggette a forti variazioni nella qualità. Cosa, forse, (anche) dovuta alla folosofia editoriale a volte confusa che li riguarda.
Mediamente B&B ha articoli migliori di queste due riviste.

Confermo anche io l'eccezionale qualità dei due numeri speciali dedicati ai reggimenti Tiger. Li ho letti troppo tempo fa per poter essere ora oggetto di una mia personale recensione ma li consigli anche io a tutti!
[SM=g27811]




[Modificato da .Bender. 07/01/2015 17:54]
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07/01/2015 18:32
 
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Caro Andrea,

personalmente sono abbonato nel senso che "la libreria militare" di milano, via vigna (zona centro) (tel. 02 89010725) mi tiene da parte ogni numero delle riviste a cui sono "abbonato" e a intervalli regolari li vado a ritirare, dopo che loro me ne hanno segnalato l'arrivo. Preferisco questo sistema rispetto al tradizionale abbonamento postale perchè ho perso troppi numeri GRAZIE alle nostre ineffabili poste italiane....

concordo del tutto con te sulla graduatoria delle tre riviste, a cui aggiungo x il suo valore storico-documentario, Militaria HS.
Ciao.

Roberto.


23/01/2015 00:20
 
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Grazie, lo terrò presente come ottima alternativa! [SM=g27811]

Trucks & Tank Magazine n.45 - Septembre/Octobre 2014

Ecco un numero della rivista “Trucks & Tank” come, a mio parere, non ne capitavano da un po’ di tempo. La rivista si apre con un articolo sul Flakpanzer IV “Mobelwagen” che non si discosta dalla media di altri scritti similari in quanto si limita ad una descrizione delle ragioni che portarono allo sviluppo del mezzo e ad una descrizione delle varianti dello stesso con poche righe di storia operativa. La stessa cosa si ripete per altri soggetti (ad esempio il camion Fiat 665 NM) e, come, usuale, la rivista si conclude con un comparativo avente, in questa occasione, oggetto il Panzer III Ausf. L ed il Crusader Mark. II.
Degni di particolare nota sono due articoli, uno dei quali è quello a cui è dedicata la copertina: il raffronto Sherman/Panther. Il soggetto può non essere particolarmente nuovo ma è affrontato in modo originale e molto costruttivo non limitandosi ad un confronto puramente tecnico ma considerando anche le numerose variabili che influirono sulla concezione, sviluppo ed impiego dei due carri. Già molto si è scritto sui pregi ed i difetti di entrambi i veicoli e l’articolo non manca di affrontarli in modo efficace anche aggiungendo dettagli, riflessioni ed aneddoti che rendono la lettura di grande interesse e mai scontata o ripetitiva. Ad esempio, non sapevo che gli Alleati Occidentali sottostimarono ampiamente il potenziale tecnico ed operativo del Panther fino a quando non si scontrarono con quest’ultimo in Normandia. Essi, infatti, basarono le proprie valutazioni solo su quanto comunicato loro dai Russi a seguito della battaglia di Koursk, ove fu per la prima volta impiegato il Panther. Si diffuse, perciò, l’idea di un carro non solo dalla insanabile fragilità meccanica ma anche di produzione così limitata da essere impiegato in battaglioni specializzati come i Tiger I. Ciò contribuì, quindi, ad escludere la necessità di un potenziamento dello Sherman in quanto il Panther fu considerato una sorta di fratello minore del Tiger I e, in quanto tale, un carro costruito in pochi esemplari e dall’efficacia ridotta per limitazioni tecniche e difficoltà logistiche (idea convalidata dalla pessima prestazione dei Tiger I in Italia). Ciò rende facilmente comprensibile l’amara sorpresa che rappresentarono i Panther Ausf.A in Normandia quali carri meccanicamente migliorati rispetto al precedente Ausf.D (penalizzato da molti difetti di gioventù) e, non cosa secondaria, presente in gran numero in quanto equipaggianti uno dei due reggimenti corazzati delle Panzerdivision modello 1944. Realtà che impose agli Americani, privi di una risposta efficace come lo Sherman Firefly inglese, si recuperare in fretta e furia ogni esemplare disponibile di Sherman armato con cannone da 76 millimetri.
Inoltre, resta sempre sorprendente leggere e rileggere di come che lo Sherman consumasse più di un Panther e di come esso uscisse sconfitto da confronti con quest’ultimo correlati, ad esempio, ai cavalli potenza per tonnellata o alla pressione al suolo.
Altrettanto interessante è, a mio parere, anche il breve articolo dedicato allo Jagdpanzer 38(t). Esso riprende le conclusioni di uno scritto apparso nei primi numeri della rivista per modificarne ed aggiornarne il contenuto applicando un punto di vista diverso e, secondo me, più corretto. Valutare, infatti, uno Jagdpanzer 38(t) alla stregua di un caccia carri come lo Jagdpanther non rende giustizia al veicolo perché comporta parametri (mobilità, corazza, potenza di fuoco) fuori scala. Lo Jagdpanzer 38(t) è da considerare come uno dei risultati a cui portò la spinta verso la generale motorizzazione dell’esercito finalmente avviata dall’industria bellica tedesca nel 1944. Lo Jagdpanzer 38(t) va inquadrato come una piattaforma semovente, in altre parole come un Waffentrager, con funzioni anticarro. Di fatto si tratta di un Pak-40 capace di muoversi e dotato di una corazza abile a proteggere integralmente i serventi (altro vantaggio apportato rispetto alla famiglia dei Marder). Questo aspetto non è da sottovalutare e dovrebbe far considerare in modo ben diverso le pessime valutazioni normalmente correlate ai progetti tedeschi di Waffentrager. Essi non sono dei carri armanti senza speranze bensì dei cannoni in grado di muoversi autonomamente. E’ un aspetto di grandissima importanza comportante un vantaggio non indifferente. Basti pensare, su questo l’articolo da un’informazione preziosa, che nel 1943 l’esercito tedesco perse un Pak-40 ogni tre in servizio, nel 1944 ne furono distrutti tre su quattro. Perdite dovute al fatto che i cannoni al traino non potevano essere spostati rapidamente comportandone, a causa dell’abbondanza di mezzi di cui godevano gli avversari, la distruzione non appena il primo sparo ne rilevava la presenza. I Waffentrager supplivano a tale handicap e, difatti, era stato previsto che essi sostituissero tutti gli armamenti al traino già nel modello di Panzerdivision elaborato per il 1945.


[Modificato da .Bender. 23/01/2015 00:21]
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23/01/2015 11:39
 
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Ciao .Bender.,
grazie per la puntuale recensione.

Ti chiedo una spiegazione.
"... nel 1943 l’esercito tedesco perse un Pak-40 ogni tre in servizio, nel 1944 ne furono distrutti tre su quattro. Perdite dovute al fatto che i cannoni al traino non potevano essere spostati rapidamente comportandone, a causa dell’abbondanza di mezzi di cui godevano gli avversari, la distruzione non appena il primo sparo ne rilevava la presenza... I Waffentrager supplivano a tale handicap e, difatti, era stato previsto che essi sostituissero tutti gli armamenti al traino già nel modello di Panzerdivision elaborato per il 1945."



La distruzione di 1 cannone trainato su 3 significa una perdita del 33%, mentre ne sono stati distrutti 3 su 4, cioè il 75%, di quelli mototrizzati.
Se non ho capito male quanto scritto (e mi pare logico che un cannone più facilmente spostabile sia più difficilmente centrabile dalle forze nemiche) non mi è chiaro come si possa sostenere che i Waffentrager abbiano supplito all'handicap se la percentuale di distruzione è aumentata.

Grazie per l'attenzione.


Hauptmann Guglielmo Embriaco, Carro 111 , Plotone Zena , Compagnia Genova , Abt Cycnus.

23/01/2015 13:26
 
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Ciao Pier, scusa se mi intrometto.....
Bender ha fatto la distinzione di anni, ma sempre di pak 40 si parla e quindi cannone al traino.
E' ovvio che un Waffentrager essendo autonomo negli spostamenti fosse migliore. [SM=g27823]


ps Grazie a Bender per le recensioni. [SM=g27811]


[Modificato da Jertyk12 23/01/2015 13:28]
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"La grandezza di un uomo si dimostra da quanti stupidi gli danno addosso."
23/01/2015 18:32
 
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Sì, confermo.
Il raporto 1 su 3 del 1943 e 3 su 4 del 1944 è sempre riferito ai Pak-40. [SM=g27811]
Aggiungo per scrupolo che di Waffentrager veri e propri (piattaforme cingolate con apposto sopra il semplice affusto di cannoni concepiti a traino) ne entrarono in servizio pochissimi prima della fine della guerra. Volevo solo evidenziare che sviluppare un tale tipo di armamento trova giustificazioni importanti nel momento in cui si valutano dati come le perdite sopra citate.
Grazie o voi! [SM=g27823]

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Trucks & Tank Magazine n.47 - Janvier/Fevrier 2015

Grazie alla copertina, il numero in oggetto di “Trucks & Tank” si presenta, almeno per me, di grande interesse.
Da sempre assai interessato alla battaglia di Berlino, non ho potuto fare a meno di leggere tutto d’un fiato l’articolo principale della rivista consacrato allo stravagante bestiario corazzato che i Tedeschi raccolsero per l’ultima, disperata difesa della città. In realtà, lo scritto in questione è assai vago.
Il testo più corposo è dedicato ad un breve sunto dei fatti che portarono all’assedio della capitale, quanto segue è una carrellata di veicoli, fortificazioni ed armamenti che ebbero impiego a volte unico nel contesto dell’assedio alla capitale del III Reich.
Le foto sono ben note, i disegni tecnici non aggiungono nulla di apprezzabile e lo scritto non è particolarmente illuminante. Quest’ultimo aspetto non deve particolarmente sorprendere, le informazioni disponibili sui combattimenti di Berlino sono minime e spesso inesistenti quando ad essere coinvolti sono veicoli unici o poco più.
Il fatto, però, che il testo si dimostri confuso e ridotto ai minimi termini anche per soggetti ben più noti come le PantherStellung e le torri antiaeree della città, suggerisce che, avendo voluto, si sarebbe potuto redigere un articolo migliore nonostante l’argomento difficoltoso.
Come in altri casi, si tratta di una trattazione di stampo enciclopedico, un’infarinatura in vista di approfondimenti che il lettore interessato potrà facilmente recuperare anche per mezzo di pubblicazioni delle stesse Edizioni Carakter.
Non migliorano le sorti del numero in oggetto né un articolo dedicato alle differenze tecniche fra le varie versioni del Panzer IV Lang, di natura troppo didascalica e dalla lettura noiosissima, né i restanti scritti contenuti nella rivista. Uniche eccezioni sono i testi sul T-72 jugoslavo e, soprattutto, l’articolo dedicato al FAMO.
Quest’ultimo meriterebbe di essere indicato all’editore come ottimo esempio di come uno studio, seppur incentrato sugli aspetti tecnici di un veicolo, possa essere di lettura scorrevole, interessante ed approfondito.
Dimostra una grande preparazione dell’autore, entra in dettagli minuti ma riesce sempre a mantenere alta l’attenzione del lettore offrendo a quest’ultimo un quadro completo, approfondito e coinvolgente. Solo per fare un esempio, non ero assolutamente al corrente del fatto che un lotto produttivo di FAMO avesse ricevuto il motore diesel Tatra 103 sviluppato dalla Skoda per l’autoblinda Sdkfz. 234 o che alcuni esemplari furono dotati dell’argano poi montato sul Bergepanther.

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Trucks & Tank Magazine n.48 - Mars/Avril 2015

Come si evince prontamente dall’immagine in copertina, il numero in oggetto di “Trucks & Tank” è per lo più consacrato agli Jagdpanzer tedeschi. L’articolo ad essi dedicato si distingue da altri sullo stesso argomento grazie ad un’apprezzabile scelta editoriale che ha permesso all’autore di concentrarsi più sui conflitti di interesse esistenti in seno alle alte gerarchie della Whermacht piuttosto che ad una ripetitiva nomenclatura di modelli e versioni. Leggendo l’articolo di scopre che, durante l’intero conflitto, perdurò una vera e propria lotta intestina fra la Sturm-Artillerie, desiderosa di ampliare la propria sfera di influenza con la produzione di cannoni semoventi esclusivamente destinati alle proprie unità (Sturmgeschutz-Abteilung), e la Panzer-Waffe costantemente affamata di carri armati dotati di torretta per completare i ranghi delle proprie Panzer-Divisionen. Ad avere ruolo centrale in questo conflitto interno e a far vincere quasi sempre la seconda fazione, fu il Generaloberst Heinz Guderian, padre delle divisioni corazzate tedesche e della famosa BlitzKrieg. Guderian si batté senza sosta contro la tendenza dell’apparato militare tedesco a concentrare la produzione più sui cannoni d’assalto che sui carri tradizionali e ciò nonostante gli importanti successi ottenuti sul campo dagli Sturmgeschutz III e IV. In altre parole, la valutazione prettamente tattica legata al vantaggio offerto da un carro dotato di torretta, si scontrava con il pragmatismo di veicoli polivalenti ed ottimali in difesa come erano i cannoni d’assalto che, tra l’altro, permettevano una produzione accelerata e meno costosa. Difficile dire quanto abbia o avrebbe favorito la Whermacht il prevalere di una o l’altra corrente, resta in ogni caso sorprendente con quanta facilità ciò portò lo stesso veicolo a subire repentini e continui cambi di nome nel corso della sua carriera militare (l’Elefant/Ferdinand, ad esempio, cambiò designazione diciotto volte in poco più di due anni). Definire un cannone semovente Sturmgeschutz o Jagdpanzer non era questione di poco conto poiché, nel primo caso, rientrava nella sfera di influenza della Sturm-Artillerie, nel secondo, della Panzer-Waffe. Si scopre così che lo Jagdpanzer IV/L48 era nato per essere il nuovo Sturmgeschutz ma fu l’influenza di Guderian a farlo diventare uno Jagdpanzer sottraendolo alla competenza diretta della Sturm-Artillerie. Stessa cosa si ripeté per lo Jagdtiger mentre è decisamente più difficile comprendere come poterono essere considerati inizialmente Sturmgeschutz veicoli come lo Jagdpanther che, in quanto dotati del Pak-43 a vocazione indiscutibilmente anticarro, sarebbero stati sprecati per ruoli di semplice supporto alla fanteria.
La rivista è completata principalmente da un articolo sul Saint Chamond della Prima Guerra Mondiale e dall’originale Stridsvagn 103, erede ideale dell’E-10. Come usuale, le ultime pagine sono dedicate ad un confronto fra veicoli da combattimento, nel caso specifico fra l’Archer inglese ed il Nashorn tedesco. Si è dimostrata, questa, un’ottima occasione per scoprire un’assurdità altrimenti inconcepibile: l’Archer aveva il cannone puntato verso il retro del veicolo e il pilota, se non voleva essere decapitato, doveva abbandonare il posto di guida al momento dello sparo. Potete ben immaginare che cosa questo significava nel contesto di un mezzo privo di torretta...
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Trucks & Tank Magazine n.49 - Mai/Juin 2015

Quello in oggetto è uno dei migliori numeri di “Trucks & Tank” che mi sia mai capitato di leggere. Gli articoli contenuti, grazie ad una natura meno tecnica di quella usuale per la rivista, si sono dimostrati di lettura estremamente interessanti e di ottima fattura. Si inizia con un lungo scritto dedicato alle guerre asimmetriche che stanno infiammando il medio oriente e che sembrano essere destinate a riscrivere le regole dei conflitti futuri. Partendo dalla Grande Guerra, viene tracciata la nascita e lo sviluppo di quelle unità che, giocando su mobilità e rapidità, furono destinate ad incursioni nelle retrovie in ambiente desertico. La validità ed efficacia di questo modus operandi fu confermato anche nei conflitti locali che, in Africa Settentrionale, si susseguirono dopo l’ultimo conflitto mondiale. Sulla base di questo excursus storico, vengono fornite al lettore le basi necessarie per comprendere alcune delle ragioni dei successi militari dell’Isis ed i motivi perché tali milizie sono tanto legate ai rapidi ed affidabili Pick Up Toyota. Tutto ciò senza dimenticare le numerose altre ragioni che stanno favorendo i tagliagole islamici a cominciare dalle rivalità fra Sciiti e Sunniti nonché l’atavica inconsistenza del nuovo esercito irakeno che, nonostante i soldi ed i materiali americani, è piagato e reso inefficace da una generale e radicata corruzione a tutti i livelli di comando. Il risultato finale è un articolo di una dozzina di pagine dalla lettura intensa e capace di spiegare molte più cose di un qualunque servizio televisivo.
Segue un efficace dossier con i profili dei Tiger I su cui combatté Michael Wittmann nel corso della sua lunga carriera ed un molto ben scritto articolo che, in modo succinto ma assai valido, spiega le ragioni che portarono allo sviluppo di alcuni armamenti della Wehrmacht (spesso oggetto di pregiudizi ingiustificati) ma, soprattutto, sfata molte leggende ormai radicate oltre ogni ragionevolezza (come, ad esempio, che il “Panther II” avrebbe sostituito il suo predecessore nel 1946).
Si aggiunge un reportage sul “Panther” Ausf. F che è fra i migliori abbia mai letto. Chiaro, approfondito, molto ben dettagliato ed accompagnato da un corredo fotografico preciso, lo consiglio vivamente a tutti coloro che volessero avere un quadro preciso e completo su questo carro ancora circondato da troppo mistero. Resta inteso che, traendo la sua principale fonte di informazione da Panzer Tracts, questi ultimi restano le pubblicazioni migliori da avere sull’argomento. Tutto dipende dal vostro interesse, dalla disponibilità dei volumi in questione e dalla disponibilità economica. Se quest’ultima dovesse essere limitata, l’acquisto di questo numero di “Trucks & Tank” è un ottimo modo per supplire alla mancanza dei due volumi di Panzer Tracts dedicati all’argomento.
La rivista si conclude con la prima parte di un articolo dedicato agli Half-Tracks americani (ottimo per capire le differenze fra M2, M2A1, M3, M3A1, M5, M5A1, M9 e M9A1) e con l’usuale comparativo, questa volta ad oggetto l’M103A1 americano ed il T-10M sovietico (ad entrambi sono stati dedicati recenti kit, perciò si tratta di pagine assai interessanti per capire di che carri stiamo parlando).


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